Dopo la serie di pregevoli album dal vivo acustici (che cominciavano però a ripetersi) e l'ultimo, ottimo disco in studio, Steve Forbert offre un'altra prova di vitalità con questo album elettrico, dove ritrova la sua band dei tempi migliori, i
Rough Squirrels. Non è una reunion in tono minore perché nonostante tutte le buone intenzioni la parola hit (a parte
Romeo's Tune, un secolo fa) è rimasta praticamente sconosciuta nella carriera di Steve Forbert e i suoi musicisti non sono certo diventati sessionmen di grido. C'è però molto rock'n'roll radicale e fondamentale nelle colonne dei Rough Squirrels perché l'ottimo chitarrista
Clay Barnes, si è diviso, negli anni, tra Steve Forbert e Willie Nile (l'uomo deve avere un debole per gli outsider) mentre
Bobby Lloyd Hicks è da tempo il batterista di Dave Alvin.
Saranno anche sconosciuti o quasi (non su queste pagine), ma gusto, tatto, qualità, non si toccano. Sembra giusto citare anche il resto dei Rough Squirrels:
Gary Solomon al basso e
Nick Connolly alle tastiere. Con loro, al Bottom Line di New York City, uno dei luoghi per eccellenza del rock'n'roll, Steve Forbert, particolarmente in forma e a suo agio (così pare di sentire) sfodera una scaletta che è anche un po' un vademecum della sua carriera. Dai titoli più recenti (
Evergreen Boy) ad un classico come
Goin' Down To Laurel (sempre bellissima), attraverso la riscoperta di
The American In Me (un ottimo e sfortunato album di dieci anni fa) fino a
Complications (in una canzone, tutta la sua storia), lui e i Rough Squirrels non si risparmiano, macinano rispettosi degli originali, senza grandi picchi di genialità, ma felici di far sentire bene tanto i musicisti quanto gli ascoltatori.
Anche
Clay Barnes, capace di ben altre rasoiate, sceglie spesso volumi e toni suadenti e morbidi, spesso con un tocco degno di Mark Knopfler, che da alle canzoni di Steve Forbert una punta di romanticismo in più.
Live At The Bottom Line scorre via piacevole e ammirevole per la sua umiltà, brillante nei suoni perché alla produzione collabora
Gary Tallent (uno che di concerti ha una qualche esperienza) e rigoroso nel consegnare al finale il testimone con una bella versione di
Nadine. Chuck Berry, diceva il geniale Steve Erickson, scrittore che deve ancora essere scoperto, è il più grande narratore d'America. Steve Forbert ha imparato bene e
Live At The Bottom Line suona quasi come un esame riuscito, compreso omaggio finale al maestro.