JOHN MELLENCAMP (Cuttin' Heads)
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  Recensione del  31/01/2004
    

È ritornata intensa l'attività per John Mellencamp, in silenzio dal 1998 anno di pubblicazione del suo primo album per la Sony, l'omonimo John Mellencamp. Un nuovo disco, appunto Cuttin' Heads, un nuovo tour iniziato il 31 luglio a San Diego e il prossimo impegno per il Farm Aid il 29 settembre a Noblesville in Indiana hanno rimesso in circolazione l'ex Little Bastard, senza contare la collaborazione con lo scrittore Stephen King per la colonna sonora di un musical.
Cuttin' Heads esce a tre anni dal precedente lavoro e non cambia sostanzialmente la strada intrapresa ultimamente dall'ex cougard ovvero una serie di buone canzoni dalla decisa struttura rock con molti stacchi e chitarre, degli arrangiamenti di violino che ricordano il periodo Lonesome Jubilee e un impianto ritmico di derivazione black. Mellencamp ribadisce il suo amore verso il soul/R&B di James Brown, non disdegna il rap visto la presenza di Chuck D in Cuttin' Heads e non tradisce la sua natura rock e la sua storia discografica ricamando le canzoni con tanto di violini degli Appalachi, cori femminili in chiave country-soul e fameliche chitarre rollingstoniane.
In più c'è la solita batteria, precisa, secca, efficiente, in grado di lasciare un segno distintivo al suo sound essenziale e diretto. Non so chi sta dietro i tamburi visto che sto facendo la recensione con un rimasterizzato in cui ci sono solo i titoli delle canzoni ma il sound Aronoff non è stato tradito dal piccolo bastardo visto che di stacchi, colpi secchi, interruzioni e riprese è pieno il disco. Che, a dirla in breve, è un signor disco, che sintetizza al meglio le varie nature di Mellencamp in un sound classico ma dalle aperture moderne e raffinate.
Tutto gira a puntino in Cuttin' Heads anche se la lunga Woman Seem e Worn Out Nervous Condition scivolano via senza un grande impatto a parte il finale bluegrass della prima e Shy è un reggae che più che altro mette in evidenza la propensione dell'artista di Bloomington verso i ritmi meticci. Meglio il resto e in particolare Cuttin' Heads, Peaceful World, Deep Blue Heart, Crazy Island, Just Like You e Same Way I Do. La prima è un funky/R&B con una chitarra alla Keith Richards e un ritmo che sarebbe piaciuto più agli X-Pensive Winos che agli Stones.
La novità del pezzo è costituita dall'intervento di Chck D che a metà del brano rappa su una questione di problemi razziali nel Mississippi. Rock, un pizzico di rap e un punto di vista sociale che non sembra casuale nell'ultimo Mellencamp. Peaceful World, candidata ad essere un singolo del disco, è una canzone di puro stile Mellencamp con chitarre al sangue e batteria in evidenza. La voce dell'invitata India Arie e il backing femminile africaneggiante danno coralità ad una canzone dal messaggio positivo mentre un arrangiamento di violini pennella di roots una canzone dall'intenso pop appeal.
Più mesta e blueastra è Deep Blue Heart dove ancora una volta i violini, assieme alla lap steel, svolgono la loro funzione roots assieme alla presenza della cantante country Trisha Yearwood. Crazy Island occhieggia al tema sociale di Smalltown e al taglio rocknrollistico marcato di Uh Uh e non guasterebbe nella scaletta di un concerto prima di Pink Houses. Ovvero Cougar mischiato a Rolling Stones e tanto sarcasmo nei confronti del potere. Just Like You è stringato e conciso, sembra estratto da Dance Naked tanto è spremuto attorno ad un rock quintessenziale di batteria e chitarra. Ci vogliono gli arrangiamenti dell'organo e una voce femminile per dare fiato all'urlo e smussare gli spigoli.
Ballata introdotta da una chitarra acustica bluesy e da una voce gospel, Same Way I Do è un grande pezzo che prende corpo attorno al cantato basso e roco di Mellencamp e si sviluppa in una sorta di folkrock ritmato che non sfigurerebbe nel repertorio del signor Dylan. Chiude l'album In Our Lives che ribadisce l'attenzione dell'artista verso gli umori di Lonesome Jubilee e il formato conciso di un rock moderno che non deborda mai in assoli e lungaggini. Dieci brani per una durata complessiva di quaranta minuti, Cuttin' Heads è un album che mischia vecchio e nuovo, tiene a bada gli istinti del tastierista Moe Z.M D, figura non troppo accettata dai fans di Mellencamp e rispetta il copione di un sano rock americano da strada.