Buddy & Julie Miller, marito e moglie nella vita reale, formano un duo musicale, per la prima volta nella loro carriera.
Buddy Miller è una figura importante nell'ambito del suono Americana, lo è diventato negli anni novanta, sia in veste di produttore che in quella di musicista, session man o solista. È sulla scena dalla fine dei sessanta, non è giovanissimo, ed ha lavorato a lungo per tutti gli Usa, prima di trovare la sua via, il suo suono, in quel di Nashville.
Ma Buddy non fa parte del suono tradizionale di Nashville, bensì è uno dei musicisti di punta dell'alternative country o Americana, e si è fatto un nome, dopo avere inciso un paio di dischi oscuri, coi tre album registrati per la Hightone:
Your Love and Other lies ('95),
Poison Love ('97) e
Cruel Moon ('99).
Julie Miller ha una carriera, discografica, ben più lunga del marito: tre dischi incisi per la Myrrh, una etichetta a carattere religioso, tra l'89 ed il '93, cioè
Meet Julie Miller, He Walks Throught Walls, Orphans and Angels, uno per la Rex,
Invisibile Girl ('96) e due per la Hightone,
Blue Pony ('97) e
Broken Things ('99).
Entrambi sono molto considerati e rispettati e la loro crescita artistica è stata continua e naturale. Hanno deciso di fare coppia, di unire gli sforzi, creando una partnership che, sulla carta, sembra ideale. E, a conti fatti, funziona. Julie scrive bene ed ha una discreta voce, Buddy invece ha una bella voce ed è un arrangiatore molto misurato. Invece di abbracciare un suono country più commerciale, i due hanno preferito rivolgersi alla tradizione e rielaborare, anche attraverso le proprie composizioni, le tradizioni rurali dei propri padri, il suono delle montagne, il folk, il blues ed il country di un tempo. Il risultato è un disco di ballate più acustiche che elettriche, molto basate sulle voci, calda e forte quella di Buddy, acerba e intrigante quella di Julie. Il resto dipende dalle canzoni. Un disco di peso, che cresce ascolto dopo ascolto e che, senza un paio di brani, avrebbe certamente portato a casa le canoniche quattro stelle.
La scelta delle covers è intrigante ed anche sinonimo di intelligenza e cultura, mentre le canzoni scritte da Julie sono (quasi) tutte di ottimo livello. La strumentazione è scarna: oltre ai due troviamo Donald Lindley, Rick Plant, Phil Madeira, Joey Spampinato, Brady Biade, Larry Campbell, Byron House, Gary Tallent.
Keep Your Distance (di Richard Thompson) è riletta con sonorità country e voci all'unisono. La ballata del chitarrista inglese viene quindi rivisitata attraverso un lettura molto personale che lascia ancora più spazio al gradevole tessuto melodico.
The River Gonna Run è un country blues dai toni intensi, con le due voci che si uniscono e si lasciano: l'accompagnamento è elettrico, ma mantiene un che di antico che da un tono particolare all'esecuzione.
L'intro di chitarra, molto rock, da una connotazione differente a
You Make My Heart Beat to Fast: la canzone funziona, Julie è la solista, ma non entra nel novero delle mie preferite. Molto meglio la turgida ballata acustica
Forever Has Come to an End, una squisita elegia musicale, completamente acustica, ingentilita dalla partecipazione vocale extraordinaire di
Emmylou Harris. La canzone, composta da Julie, sembra uscita da un disco di Ralph Stanley o Bill Monroe, tanto è legata a stilemi tradizionali. Toccante.
Little Darlin' cantata in coppia, ha un intro acustico, anche questo di stampo tradizionale, e mantiene un suono scarno, abbellito dal violino e da una percussione insistita. Una ballata country rock, ma con forti elementi folk, che conferma la statura della Miller come autrice.
Rock Salt and Nails (di Steve Young ) non ha certo bisogno di presentazioni.
Rimane una delle migliori canzoni degli ultimi quaranta anni e la rilettura dei Miller è tra le più belle che ho mai ascoltato. La trasformano in una composizione di estrazione tradizionale, dando largo spazio alla melodia profonda e nostalgica, e giocando bene sull'uso delle voci, sostenute dal nostalgico violino di Campbell. Pelle d'oca.
Dirty Water cambia registro all'album. Notturna, un pò sporca, con Miller che lavora di fino alla chitarra, lascia andare la voce acerba di Julie e crea una particolare atmosfera, che cattura con una certa fatica l'ascoltatore.
Il rifacimento di
Wallflower (di Bob Dylan) prende spunto dalla versione che il grande
David Bromberg aveva registrato nei settanta, Violino in primo piano e la forte melodia dylaniana presa d'assalto dalle voci: l'impianto folk è lo stesso di Bromberg, come pure l'uso del violino, mentre volutamente sgangherata rimane la base ritmica. Una versione di grande spessore.
That's Just How She cries è una canzone gentile, con Buddy solista, ed un'acustica dietro alla sua voce. Poi Julie lo doppia e la ballata diventa tenera e malinconica.
Rachel è elettrica, fluida, decisamente rock'n country: anche il cantato cambia completamente registro, in funzione della canzone. Chiude, in bellezza, la fiera
Holding Up The Sky, una pura celebrazione delle proprie radici, su una base acustica, con un mandolino in evidenza. Tra i dischi di Americana più importanti dell'anno.