Couples In Trouble anche nella serietà della copertina, tradisce le ambizioni di
Robbie Fulks: dall'ottimo ed energico
Let's Kill Saturday Night si va verso un sound e un songwriting più eccentrici e poliedrici che però hanno ancora molti punti oscuri. All'inizio (
In Bristol Town One Bright Day è intensa e suggestiva con quell'aria da Appalachi, ma non incide sul risultato complessivo) sembra tutto okay, ma già alla seconda canzone è chiaro che Robbie Fulks sta cambiando rotta.
Anything For Love (quasi sei minuti) sintetizza un po' tutte le ambizioni di
Couples In Trouble.
Un inizio affascinante, con una bella chitarra acustica, pochi rumori sullo sfondo, la voce di Robbie Fulks, l'attacco, quasi a sorpresa, e poi la canzone si dipana evocando l'evoluzione storica dei Beatles e, a tratti, persino certi frammenti dei Pink Floyd. Archi, tastiere, cori, una chitarra acidissima si contorcono nel groviglio di
Anything For Love: un po' inusuale per Robbie Fulks, ma certamente di qualità. Più lineare la compatta
Dancing On The Ashes, molto vicina a John Mellencamp e con ottime chitarre a mostrare i muscoli:
Let's Kill Saturday Night ha lasciato il segno e
Dancing On The Ashes fa parte delle certezze di Robbie Fulks.
A cui bisogna aggiungere
Real Money (un organo che serpeggia per tutta la storia, drive da Cowboy. Junkies, chitarre psichedeliche e una vicenda noir sullo sfondo),
Mad At A Girl (splendida: le chitarre sembrano quelle degli Heartbreakers, il piano e l'organo quelli della E Street). Belle anche
Banks Of Marianne (è folkie e si va sul sicuro, anche se non è una novità per Robbie Fulks) e la conclusiva
Never Could spruzzata di country & western e con un ritornello che si mette in tasca il novanta per cento dei singoli da qui alla fine dell'anno. Però se le coppie sono nei guai, qualche motivo ci sarà e anche una buona metà di
Couples In Trouble ha problemi di identità.
Se
She Needs You Now scivola via senza personalità e
I'Ve Got To Tell Myself The Truth è indecisa se essere una canzone di Revolver o un inedito di Marvin Gaye (e nel mezzo si perde), un paio di brani lasciano davvero perplessi. Si sente la voglia e l'urgenza di cambiare, ma i risultati stentano:
My Tormentor, solo piano e Robbie Fulks in versione crooner, è un flop perché la magia notturna e il mood after hours rimangono nelle intenzioni;
Brenda's New Stepfather (non comincia mai e volendo essere gentili sembra un'outtake di Captain Beeftheart con un'insopportabile coda di percussioni) è finita nel disco sbagliato;
The Grip Of Our Love, così esile con il suo harmonium e la chitarra acustica all'inizio, diventa ben presto pretenziosa e fin troppo enfatica.
Nel conteggio tra alti e bassi, la spunta il ricordo di
Let's Kill Saturday Night che, per la cronaca, segna la fine del contratto di Robbie Fulks con una delle etichette che contano. Il marchio è relativo. È il fatto che il rapporto tra (un certo) rock'n'roll e show business sia arrivato al capolinea quello che conta.