JOHN PRINE (Live From Sessions at West 54th)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Ormai II DVD ha sostituito il Video, almeno in Usa. La parte video è migliore, quella audio di gran lunga migliore, giocoforza che nuovo supporto abbia sostituito il vecchio nastro. Torniamo ad occuparci di DVD, in quanto le uscite stanno aumentando, ed anche perché alcuni dei nostri autori preferiti hanno scelto questa via. Questa esibizione dal vivo di John Prine è stata registrata di recente nel corso di una serata unplugged tenutasi nella trasmissione televisiva via cavo Sessions at West 54th, condotta da John Hiatt.
È proprio Hiatt a presentare Prine, uno scambio di cortesie tra due grandi della musica d'oltreoceano. John che di recente ha inciso un album di duetti country, In Spite of Ourselves, ed ha riletto i suoi classici in una veste rinnovata, Souvenirs, si ripropone per la terza volta dal vivo, dopo il doppio acustico del 1988, Live, e il Cd elettrico del 1997, Live On Tour. Ma questa performance è completamente diversa dalle due che l'hanno preceduta. Infatti la formazione è un trio elettro-acustico con Jason Wilber, chitarra elettrica e steel guitar, dobro e mandolino, Dave Jacques, basso acustico e basso elettrico, mentre Prine suona la chitarra acustica.
Nella performance, un'ora e mezza, appare anche la cantante country folk Iris DeMent, che doppia la voce di John nella parte centrale del concerto, quella più country, che si rifa ad In Spite of Ourselves. Un concerto caldo, ben servito da un audio ottimo, in cui il gruppo crea un tappeto sonoro morbido per la voce dylaniana del cantautore del l'IIinois. Scorrono classici del passato ed anche qualche composizione recente. La voce roca, il viso scavato, una via di mezzo tra William Holden e Walter Matthau, Prine caratterizza profondamente la sua musica, inframezzandola con battute sarcastiche e storielle, secondo il costume del classico storyteller.
Le sue canzoni scorrono come vecchi film in bianco e nero, quelli che si vedono dopo mezzanotte, quadretti di vita amari e marginali come Sam Stone, All The Best, Souvenirs, Six 0'Clock News, Blow Up Your TV, con Jacques che crea la base e Wilber che ricama suoni su suoni, arricchendo il substrato melodico. L'intervento di Iris DeMent muta gli equilibri, portando il suono verso la canzone country, e John mischia la sua voce acre e segnata dal tempo con quella duttile della cantautrice: a parte In Spite of Ourselves, le altre che i due cantano assieme sono delle covers di brani più o meno noti, come Milwaukee Here I Come, The Jet Set, When Two Worlds Collide.
Come ogni performance recente di Prine, il concerto ha una sua parte iniziale, coi classici, una centrale, dedicata alle canzoni più recenti, quindi il finale in crescendo dove Lake Marie fa la parte del leone. Una ballata splendida, sia che venga eseguita elettrica od acustica, dal tono epico, con un crescendo musicale travolgente: una storia vera che ha il sapore delle leggende di una volta, che la voce rugosa di John riesce a rendere al meglio. La splendida Hello in There chiude la serata in uno scrosciare di applausi. La bellezza del concerto sta anche nel fatto che i musicisti suonano in mezzo alla gente, una sorta di Unplugged più popolare, con un pubblico di music lovers che non perde una solo nota ed i musicisti stessi che danno il meglio di sé. Quando avremo trasmissioni di questo genere anche qui da noi, ma con musicisti veri sul palco?