WILLARD GRANT CONSPIRACY AND TELEFUNK (In the Fishtank)
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  Recensione del  26/02/2004
    

L'insolito incontro tra la band di Boston Willard Grant Conspiracy e gli olandesi Telefunk ha avuto luogo lo scorso giugno negli studi di una piccola casa discografica di Amsterdam, dove le due formazioni hanno ricevuto carta bianca riguardo ad intenti e repertorio. Ormai da qualche tempo l'indecifrabile Konkurrent Onafhankelijk Muziekbedrijf mette i propri studi a disposizione di band perlopiù appartenenti alla scena alternativa, che attraversano l'Olanda in tournée, consentendo loro di improvvisare qualsiasi cosa desiderino per un tempo che va dai venti ai trenta minuti.
Queste incisioni seriali accomunate dal titolo In the fishtank sono giunte con questa nuova pubblicazione all'ottava edizione e comprendono registrazioni, tra gli altri, di Low e Dirty Three, Tortoise e the Ex, e June of 44. Gli autoctoni Telefunk premevano da tempo per incidere queste sessions e il tour europeo dei W.G.C, è stata l'occasione che ha permesso la realizzazione del progetto. Il gemellaggio tra le due formazioni è potuto accadere in virtù del fatto che il leader dei W.G.C. Robert Fisher aveva in passato prodotto due album della band olandese Cords, di cui Simone Pieters-Holsbeek e Arnoudt D. Pieters dei Telefunk erano co-fondatori.
Sebbene queste sessions lasciassero prevedere un raccapricciante connubio di alternative country dalle tinte noir ed elettronica, W.G.C, e Telefunk hanno sorpreso tutti lasciando inutilizzata la gran parte della strumentazione messa a loro disposizione e limitandosi a sonorità quasi puramente acustiche: il repertorio del resto, composto essenzialmente da brani tradizionali, ben si presta alla situazione scarna ed essenziale. Willard Grant Conspiracy e Telefunk suonano un folk rock elettroacustico dalle tinte fosche e notturne, interpretato dalla voce stentorea di Fisher, profonda ed intensa, e da quella più distesa della cantante olandese Esther Sprikkelman, a cui contribuiscono le chitarre di Paul Austin, Simon Alpin e Simone, il piano e la viola di David Michael Curry, il basso di Erik van Loo e la batteria di Arnoudt.
Sei brani che comprendono classici, sia della tradizione americana sia di quella nordeuropea come Dig a hole in che meadow e Grun grun, ci accompagnano attraverso atmosfere notturne e vibrazioni alternative country, distese melodie create dagli strumenti a corda, armonie da "American roots music". Dalla lenta e malinconica Twistification, acustica e rilassata, si passa alla più inquieta Cockoo, dall'incedere ritmico marcato e pressante, in cui il canto di Fisher viene avvolto dagli onirici vocalismi della Sprikkelman, riverberi di slide guitar, il dolente lamento della viola e il banjo costituiscono leggere visioni sonore all'interno dell'impianto lo-fi del brano.
Grun Grun, che unisce olandese ed inglese, è l'episodio più contaminato con una base ritmica sintetica e monolitica, sulla quale si innestano i fraseggi degli strumenti. Near the cross è un antico inno che risale alla fine dell'ottocento e questa scarna versione ne trasmette integra la purezza, con il canto accompagnato esclusivamente da nitide note di piano, dalla viola e dal brumoso borbottio del contrabbasso. Splendide melodie elettroacustiche e dolci armonie vocali accompagnano Just a little rain, ma il punto più alto della raccolta è costituito da Dig a hole in the meadow, grazie all'interpretazione drammatica ed intensa di Fisher, incastonata tra le melodie in crescendo del piano, del violino della chitarra e dell'armonica. Troppo breve per esser considerato un disco indispensabile, In the fishtank non manca comunque di suscitare interesse e grandi emozioni.