JASON RINGENBERG & THE SCORCHERS (Wildfires And Misfires)
Discografia border=Pelle

       

  Recensione del  26/02/2004
    

Le due decadi che racconta Wildfires And Misfires non sono passate invano. Nella prima metà degli anni Ottanta, Jason & The Scorchers ebbero il merito, che ancora gli va riconosciuto, di credere nel rock'n'roll quando tutti lo davano per spacciato. A dire il vero, Jason & The Scorchers sembravano partire dal country & western, ma suonavano come se avessero quintali di dinamite sotto i piedi. Una miscela che ebbe risultati notevoli con Fervor e Lost & Found.
Poi, da Still Standing in poi, il sound virò verso sonorità più heavy, guadagnando in potenza e volume, perdendo sicuramente alcune delle sue caratteristiche più interessanti. Loro però sono rimasti una rock'n'roll band con i fiocchi (dal vivo, soprattutto) e questo Wildfires And Misfires gli rende giustamente omaggio, pur trattandosi di una raccolta di outtakes. Una ventina di brani, una bella confezione (completa di tutte le note, compresi i commenti di Jason Ringenberg ad ogni singola canzone), parecchi gioielli, a partire dalla primissima versione di Absolutely Sweet Marie, 1983, l'inizio di tutto.
Tra una sferragliante Lost Highway dall'epoca di Fervor e i tuoni di Cappuccino Rosie (grandiosa) di un paio d'anni fa spiccano demotape, cover e persino un jingle pubblicitario. Molto bella la versione di Long Black Veil a cui Jason & The Scorchers riservano un trattamento meno incendiario del previsto, ma anche molto più interessante, offrendone una versione che la stempera con sfumature country & western e una solida verve rock'n'roll, proprio come sapevano fare nei loro periodi migliori. Tra l'altro Wildfires And Misfires è molto interessante perché, oltre a Jason Ringenberg offre spazio anche al resto del gruppo e ad un paio di ospiti di tutto rispetto.
In un demotape di If Money Talks nell'ormai lontano 1984, canta Perry Baggs, il batterista, mentre Polk Salad Annie, l'hit di Tony Joe White (reso grande da Elvis in person), è dal vivo cantata da Warner Hodges, funambolico chitarrista e colonna portante del Jason & The Scorchers sound. Sempre live è Tear It Up e il primo ospite di riguardo è Link Wray.
L'altro è Rick Richards dei Georgia Satellites alla chitarra slide in Ruby Don't Take Your Love To Town.
In cambio di tutto il lavoro, racconta Jason Ringenberg, volle soltanto una confezione da sei birre. Un buon prezzo, e forse non è un caso perché proprio nel periodo compreso tra Still Standing, Thunder And Fire e A Blazing Grace, il suono di Jason & The Scorchers andava sempre di più nella stessa direzione mainstream dei Geòrgia Satellites. Un discorso a parte merita Kings of the Weekend, scritta nel 1999 per diventare uno spot.
È lo stesso Jason Ringenberg a raccontarne la storia: "Un'agenzia ci chiese di registrare un jingle per la birra Bud da sottoporre alla Budweiser. Storicamente non abbiamo mai fatto quel genere di cose, ma i tempi erano quello che erano così decidemmo di buttarci in quelle acque moralmente discutibili. La canzone non fu accettata e probabilmente è stato meglio così". Qualcuno dirà: ingenui. Forse sarebbe meglio dire: onesti (che è ormai la vera rarità).