UNCLE TUPELO (89/93: An Anthology)
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  Recensione del  26/02/2004
    

Più di dieci anni fa quattro ragazzi del midwest hanno attraversato la nostra musica come un tornado. Prima di tutti gli Uncle Tupelo hanno aperto menti e cuori su un suono che, negli anni novanta, è diventato uno dei più importanti ed innovativi nell'ambito del rock a stelle e strisce. Il suono Americana, o progressive country, o roots rock, o alternative country: comunque lo vogliate chiamare, questo suono ha rivoluzionato e rinvigorito la scena americana.
Non ha prodotto mega band o album da classifica, ma ha fatto tornare le chitarre nel rock ed ha coniugato melodia e tradizioni con una musica che stava perdendo la propria identità. Se Ken Coomer e John Stirratt sono rimasti defilati, Jay Farrar e Jeff Tweedy hanno iniziato la propria carriera ed hanno dato prova di talento ed idee e, una volta sciolta la band, hanno proseguito la carriera in due altri gruppi di indubbio valore: Son Volt & Wilco.
Farrar e Tweedy hanno dovuto ingaggiare una battaglia legale per venire in possesso dei nastri degli Uncle Tupelo, che poi hanno girato alla Columbia. La prima pubblicazione riguarda proprio questa antologia, mentre il resto del back catalog, cioè No Depression, Still Feel Gone e March 16-20, 1992, verrà riedito più avanti (il quarto disco, Anodyne, è stato pubblicato dalla Warner ed è tutt'ora in catalogo). Il fatto più eclatante è che queste canzoni, 21, per quasi settanta minuti di musica, suonano ancora fresche ed attuali, quasi fossero state incise da poco. La vena rurale e personale di Farrar ed il suo cantato monocorde si amalgamano alla perfezione con lo stile triste di Tweedy ed i due, assieme, funzionano a meraviglia. Ventuno brani presi dai quattro dischi, con alcune gemme e anche alcune mancanze (ma non si può avere tutto) e, come bonus, alcuni inediti. Eccoli.
Outdone, demo del 1989 dal suono grezzo e ruspante: una base elettrica tosta ed una vena roots lirica, la canzone è già un manifesto del suono della band. I Wanna Be Your Dog: ballata dal suono roots, cantata da Jeff, con la band che pressa alle spalle per poi esplodere in un torrente di chitarre e bassobatteria che si aggrovigliano tra citazioni stones e riferimenti countrygrass (il brano è una cover di una nota canzone degli Stooges).
Looking For a Way Out, eccellente versione acustica di un brano già conosciuto (registrato durante le sessioni di Still Feel Gone), che evidenzia la vena della band, le influenze dylaniane ed i forti sapori rurali del suono. We've Been Had, registrata dal vivo, densa, ruvida, chitarristica: le voci all'unisono ed il muro di chitarre non riescono comunque a togliere quella forte patina roots che, da sempre, ha avvolto la musica della band. Il resto arriva dai quattro dischi del gruppo e da qualche (rara) canzone uscita su singolo.
No Depression
No Depression splendida rilettura acustica di un brano tradizionale per una band che, pur guardando avanti (ci sono molti elementi punk nel suono primigenio del gruppo), non si vergogna certamente di dare uno sguardo al passato.
E proprio in questa canzone, nella sua rigorosa rilettura della tradizione, sta il germe del suono dei Tupelos, un misto di rigore e tradizione, di voluta mancanza di ironia, dove il passato è la chiave di volta per il futuro. Screen Door mantiene saldi rapporti con le tradizioni, con l'armonica che vela la ballata e le chitarre che la circondano, mentre la voce di Tweedy si alterna a quella di Farrar, protagonista della prima. Graveyard Shift accelera il ritmo e da il definitivo marchio al suono della band, con forti sventagliate elettriche.
Whiskey Bottle mette in luce le migliori qualità di Farrar come autore ed esecutore, con una ballata acustica di grande intensità. I Got Drunk era uscita solo su singolo nel 1990 ed è una composizione tosta ed elettrica, con chiari riferimenti punk, ma senza le spigolosità di quel suono e chiare armonie vocali a contrastare le chitarre.

Still Feel Gone
Gun, decisa e roccata, una delle cose migliori di Tweedy coi Tupelos. Still Be Around, una delle gemme di Farrar, una canzone che non è mai uscita dal suo repertorio, anche dopo lo scioglimento della band.
Acustica, interiore, ben giocata su voce e chitarre, è ancora di una bellezza adamantina. Watch me Fall accende i cuori mischiando tradizione e modernità in una composizione dal ritmo veloce e dalle belle armonie vocali, semplice ma di sicuro effetto.

March 1620, 1992
Sauget Wind è uscita su singolo nel '92 ed è una ballata dal ritmo languido, che sancisce la bravura di Tweedy e Farrar. Black Eye è triste ed interiore e conferma la vena ricca di Tweedy come autore, mentre la splendida Moonshiner (un tradizionale) rimane uno dei punti più alti dell'intera discografia del quartetto, con Farrar che regala una delle sue migliori interpretazione di sempre.
Fatal Wound è la riprova del talento di Tweedy e una sorta di preview di quello che avrebbe poi fatto coi Wilco mentre la contry oriented Grindstone è una delle ballate più intense mai scritte da Jay Farrar.

Anodyne
Effigy, registrata nel 1993 ed apparsa solo sulla compilation No Alternative, è la cover di una nota canzone dei Creedence Clearwater Revival che i ragazzi rileggono alla loro maniera. Anodyne è da molti ritenuto il miglior disco della band, quello più maturo, sopratutto nel suono.
La conferma arriva da The Long Cut, elettrica e vitale, Chickamauga, country e rock al tempo stesso, e New Madrid, una ballata dalla struttura sontuosa.
Mancano diverse canzoni belle, come Acuff-Rose, Give Back the Key To My Heart, True to Life, If That's Alright, ma il disco, tra rarità e brani noti, riesce dare un quadro più che esaustivo del valore di questo formidabile gruppo. Basta ed avanza per conoscerli o continuare ad amarli.