JOE GRUSHECKY (Fingerprints)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  26/02/2004
    

Amico di Springsteen, protagonista principe di quello che è stato definito blue collar rock fin dai tempi, ormai lontani, degli Iron City Houserockers, Joe Grushecky ci ha abituato a dischi che mischiano il miglior rock stradaiolo americano con ballate che non tradiscono il romanticismo tipico di questo genere. Due sono gli album fondamentali per conoscere questo rocker di Pittsburgh, cresciuto a fianco della siderurgia e divenuto uomo con Springsteen nel cuore. American Babylon, un disco dal suono fortemente chitarristico, prodotto dallo stesso Bruce, in linea col suono di Lucky Town e Coming Home, album più meditato e personale, con una serie di grandi ballate e canzoni dal tono romantico e soul. Joe Grushecky si è sempre fatto accompagnare nei suoi lavori dagli Houserockers, una band fedele, strutturata come una piccola E Street Band dal suono potente, perfettamente in linea coi rumori urbani e aspri del rock della East Coast. La prima novità riguardante il nuovo disco Fingerprints è proprio l'assenza degli Houserockers e la comparsa di nuovi nomi nell'assetto strumentale. Scomparsi i vari Bill Toms, ormai proiettato in una carriera solista, Art Nardini, Joe Pelesky e Joffo Simmons, la nuova back up band, in diversi brani, non suona molto diversa dagli Houserockers ma aggiunge qualche modernità elettronica di troppo in più di una occasione. Una scelta che non svilisce le buone liriche e le composizioni del disco ma francamente non apporta quei cambiamenti sostanziali che forse erano voluti e alla fine ha come unico risultato quello di scalfire quel sano senso del rock n'roll di strada che la musica di Grushecky ha sempre posseduto.
Ad esempio On The Wall, un rock dai tempi che trasuda tra i versi uno Springsteen style, è rovinato da una batteria elettronica che non è proprio di casa nel pezzo e così Easy Money, un talking urbano dall'incedere ipnotico che potrebbe uscire da qualche aloirr, del recente Lou Reed ha un accompagnamento elettronico che sa dei peggiori anni '80. Sono i due casi più rilevanti del disco anche se qui e là (Lucky Man, Talk is Cheap, That's All I Want From You) il gioco degli arrangiamenti rumoristi si fa sentire, a tutto svantaggio del rock di Grushecky che è e rimane ancorato a un classicilmo rock di ben altro spessore. A ben vedere le cose migliori di Fingerprints sono i brani più lenti, quelle ballate dolenti e romantiche che, come nella stupenda Rainy Day In Pittsburgh, colgono I' atmosfera autunnale delle città della East Coast, il loro clima uggioso, i colori grigiastri, le strade bagnate e come reazione il senso di calore che può offrire un amore, un amicizia, un ambiente domestico.
Quadretti romantici che si contrappongono al lato più rock dell'artista, alle splendide You and Tonight e It's A Crazy World, brani dal tosto impatto elettrico, entrambi governati dal cantato rabbioso del leader e dalla sua chitarra ariosa ed evocativa, che sa di U2 periodo Joshua Tree.. Due pezzi che si rifanno alla miglior tradizione del rocker di Pittsburgh e che di diritto entrano nelle cose più riuscite del suo songbook. Appartengono al modello American Babylon, così come Rainy Day In Pittsburgh è più vicina a Coming Home e Fingerprints, a parte l'assurda presenza di una batteria elettronica, occhieggia all'amico Springsteen. Fingerprints è un album con buone canzoni e ottimi colpi di rock n'roll, peccato che quella maledetta voglia di modernizzare i suoni che molte volte attanaglia i vecchi rocker non porti di fatto a niente di meglio e di straordinariamente nuovo.