Grande storyteller e songwriter con una particolare dedizione per gli ambienti torbidi dell'hard boiled, prima o poi
Warren Zevon doveva finire a scrivere qualcosa con Hunter Stockton Thompson. I due sono grandi amici da lunghissima data (nello splendido cofanetto
I'll Sleep When I'm Dead, sono fotografati mentre sparano di gusto nel poligono casalingo dello scrittore di
Paura e Disgusto a Las Vegas) e
Warren Zevon ammette di essersi un po' impigrito, nel corso degli anni, rispetto alle parole.
Forse per questo si è fatto aiutare da lui e da Carl Hiaasen (autore di
Key Largo, Aria Di Tempesta e Alta Stagione tutti pubblicati da Baldini & Castoldi), anche se poi l'apporto degli scrittori si è limitato ad un paio di collaborazioni. Comunque uno stimolo sufficiente a ribadire il nuovo corso intrapreso da
Warren Zevon con
Life'll Kill Ya: le fondamenta sono quelle anche se
My Ride's Here è un po' meno lineare. A tratti è un po' eccentrico e ha chitarre dal sapore metallico, come il clamoroso riff di
Sacrificial Lambs, che riporta all'epoca di
Mr. Bad Example.
Strano che
Warren Zevon confonda la sana distorsione con l'heavy metal, perché avendo avuto per lungo tempo un chitarrista raffinato ed evoluto come Waddy Watchel (uno che è riuscito a resistere con Keith Richards, per inciso) il gusto non dovrebbe mancargli. Limite da poco, perché almeno le chitarre ci sono, così come ci sono picchi di assoluta qualità con canzoni come
You'Re A Whole Different Person When You'Re Scared, la stessa
My Ride's Here,
Macgillicuddy's Reeks e
Lord Byron's Luggage.
Proprio le ultime due consolidano il tuffo a testa bassa nelle atmosfere irlandesi che spiccano in gran parte dell'album, come se
Warren Zevon fosse stato uno dei cento invitati alle
Fisherman's Blues sessions degli Waterboys. Il frutto della collaborazione con Hunter Stockton Thompson è invece
You'Re A Whole Different Person When You'Re Scared: una grande canzone, tra le migliori mai scritte da
Warren Zevon che qui canta con grande enfasi con un terremoto rock'n'roll alle spalle.
Un tema che si ripete anche con
Basket Case e I Have To Leave: la prima ha un riff che è fratello minore di
Lawyers, Guns And Money e un testo da psicanalisi (e qui oltre a Warren Zevon, bisogna chiederne conto a Cari Hiaasen); l'altra è meno delirante e si lascia trasportare da una vagonata di chitarre in puro Byrds style. Agli estremi ci sono invece
The Hockey Song e My Ride's Here.
Scritta con Mitch Albom,
The Hockey Song, è una canzone ispirata dai giocatori di hockey su ghiaccio, gente che scende in campo con l'obiettivo principale di "colpire qualcuno", e via così. Soggetto particolare, soluzioni sonore ancora più eccentriche, con archi e basi ritmiche, quasi un riflesso estrapolato da
Mutineer, un disco di qualche anno fa con molti esperimenti del genere.
È grandissima, invece la titletrack, un'epica ballata dal drive tipicamente springsteeniano (e non lo scopriamo adesso il legame con il Jersey Devil:
Warren Zevon è uno che è stato capace di suonare
Cadillac Ranch dal vivo, senza sfigurare, e non è poco), con le chitarre che suonano nel modo giusto e
Warren Zevon che sembra lanciato lungo un'ipotetica highway, neanche avesse vent'anni. Ne ha qualcuno in più, ma
My Ride's Here nel suo complesso, oltre ad essere un buonissimo disco, spiega cosa serve per restare giovani: buone letture, un paio di esperimenti, molte chitarre e la compagnia (a piccole dosi) di qualche fuori di testa. Funziona così.