Adam Duritz e Co sono ormai al quinto album. Ne hanno incisi due ad alto livello, l'esordio di
August and Everything After ed recente
This Desert Life, e due di medio livello,
Recovering the Satellites e
Across a Wire. Questo disco si colloca a metà tra i quattro, è leggermente inferiore ai due migliori ma superiore agli altri due. Il songwriting di Adam è sempre di qualità e le canzoni pure. Ce ne sono quattro, anche cinque, di grande spessore, mentre la media rimane ad un livello più che buono.
Quello che conforta è vedere che il nostro non ha lasciato la via che ha sempre percorso, ma continua a fare del rock legato a stilemi classici, infischiandosene delle mode e di chi asserisce che bisogna essere moderni a tutti i costi per essere al passo coi tempi. La musica di Adam si basa su radici classiche, da The Band a Bob Dylan a Van Morrison, chitarre aperte e grande uso del piano. Proprio il piano, non elettrico, ma quello classico è la chiave di volta del suono della band: un suono diretto e pulito, vibrante e ricco di sfumature. Ci sono ospiti come prezzemolo Sheryl Crow oppure il grande Ryan Adams, ma il disco è tutta farina del sacco di Duritz. Iniziando dalla spettacolare
Hard Candy, una ballata pianistica dal tessuto melodico splendido, ritmata e abbellita da chitarre byrdsiane.
Il cantato è espressivo e la canzone scivola via in un baleno, grazie ad una struttura melodica agile ed alla bella performance dei Crows, qui più in forma che mai. In questo brano Adam paga un debito nei confronti di Dylan, infatti alcune linee melodiche arrivano dalle composizioni del grande cantautore. Anche
American Girls, che non ha nulla a che vedere con Tom Petty, è una canzone di spessore. Melodia gioiosa, scambio di voci con Sheryl, bella chitarra. Una canzone che si memorizza dopo un paio di ascolti. Lenta ed espressiva è
Good Time che ha in nuce lo stile di scrittura del nostro ed una malinconia latente che le dona ancora più fascino.
If I could Give All My love (Richard Manuel is Dead ) è una toccante composizione pianistica in cui Duritz scrive un dichiarato omaggio al pianista di The Band, morto suicida negli anni ottanta.
Una canzone che è cresciuta parecchio ed è stata smussata ed ora, nella sua struttura esemplificata, risulta una delle perle del disco: il binomio voce e piano è il punto di forza della canzone.
Butterfly in Reverse è una composizione malinconica sullo stile di certe canzoni di
Ryan Adams. Una leggera sezione d'archi accompagna il pezzo in cui appare anche lo stesso Adams. Migliore è la sofferta
Goodnight LA, un'ode alla città degli Angeli, giocata sulla voce espressiva del leader e su una strumentazione rarefatta.
Miami è un altro brano che si eleva dalla media.
Appartiene al filone classico dell'autore, una composizione interiore, quasi sussurrata, che poi lascia fuoriuscire lentamente una solida linea melodica e si apre al suono della band. Più di routine
New Frontier, mentre
Carriage riscopre la vena romantica dell'autore. La pianistica
Black and Blue è sospesa nell'etere e
Why Should You come When I Call? è una delle canzoni di base che, comunque, danno spessore al disco.
Hard Candy si chiude degnamente con la turgida e sofferta
Up All Night (Frankie Miller goes to Hollywood), in cui è sempre protagonista il piano. Alla delicata
Holiday in Spain il compito di salutare.
Un buon disco quindi, con momenti notevoli ed altri nella norma.
Adam Duritz ed i Counting Crows hanno confermato ancora una volta di essere degli alfieri del vero rock, a costo di risultare fuori moda.