HANGDOGS (Something Left to Sell)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  26/02/2004
    

Torna la mitica alternative country band di NY. Questa volta con un disco dal vivo. Un disco di country elettrico disossato e pulsante, con elementi rock e qualche volta persino punk che spuntano tra le pieghe di un suono ruvido e per nulla condiscendente. I ragazzi non hanno perso né lo smalto né la voglia di fare musica tosta e di rendersi la vita sempre più difficile, rimanendo ancorati alle proprie origini. Hanno lasciato le comodità della Shanachie per ritornare indipendenti e lo fanno nel modo più difficile, con un disco vitale e pulsante, che sprizza energia e voglia di rock da ogni solco, ma che non è né commerciale né minimamente diretto ad un pubblico di consumatori "normali".
Un disco d'altri tempi, in cui rock e radici si mischiano al sudore ed alla voglia di rock. Un disco indipendente per antonomasia. L'album è stato registrato in varie date in Usa, nel corso di otto anni di travagliata attività on thè road, e mischia in modo sapido il vero country con virate rock potenti ed elementi trasgressivi che, da sempre, sono stati parte integrante della musica dei ragazzi della grande mela. Sono capaci di rammentare Bob Wills con un brano come Chew The Cud, o di picchiare duro come nell'iniziale Rock and Roll World, o, ancora, di fare del ruggente rock'n'country come nella potente Little Man in a Boat.
Non manca l'elemento rockabilly, Rockin' Little Billy, né la verve del vero honky tonk, come nella notevole cover della splendida One Woman Man di Johnny Horton. We Gon' Rock è puro twang rock, chitarra in gran spolvero, mentre Sometimes She Forgets è una canzone che rilegge Steve Earle alla maniera dei dogs. Non sono riverenti, non sono asserviti all'industria, suonano, urlano, picchiano, ricordano Elvis ed il rock and roll con lo spirito pionieristico di chi ancora crede nel rock e nella sua vitalità Esempi lampanti: la cover di Money Honey o la fluida Rockin' Daddy. C'è lo spirito del rock and roll in questi solchi, con la chitarra che sovrasta una ritmica spesso sgangherata e la voce, potente e fuori dalle righe di Matthew Grimm che urla la sua libertà e la sua voglia di rock. Ci sono anche ballate, come Somewhere Near Heaven, e momenti di pura allegria, This Beer Last Night o, ancora, canzoni come la fluida Monopoly of the Blues, che rivela l'anima folk 'n country del gruppo.
Automatic Slim e Kevin Baier, Kevin Karg e JC Chmiel sono gli altri Hangdogs. Un gruppo che ormai ha diversi anni, ma solo quattro dischi alle spalle, ma che continua imperterrito a seguire le proprie idee, a discapito delle vendite e della popolarità. Se ne fregano, come tanti altri piccoli gruppi Usa, vivono ai margini della scena, non fanno tendenza e non vogliono farla, continuano a suonare le loro ballate turgide, i rockabilly veraci e le rivisitazioni di country ed honky tonk. Per fortuna ci sono ancora in giro gruppi come gli Hangdogs.