MATTHEW RYAN (Dissent from the Living Room… (Please don't Rock Me Tonight))
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  26/02/2004
    

Matthew Ryan è indubbiamente uno dei personaggi più interessanti ed una delle voci più belle ed intense della nuova generazione rock americana. Ancora molto giovane ha già all'attivo 3 album, di cui almeno 2 di grandissimo spessore: il folgorante esordio Mayday del '97 e l'indipendente Concussion dello scorso anno.Torna ora a riproporsi con un nuovo lavoro, il 4° della sua discografia ed il secondo totalmente indipendente (per ora è distribuito dal suo sito), in cui conferma splendidamente una vena di scrittore ed esecutore profondo e coinvolgente.
Dissent from the living room (don't rock me tonight) è un disco emozionante ed intenso, spesso scarno ed essenziale, con sonorità soffuse e misteriose, caratterizzato da una produzione chiaramente e volutamente lowfi. Questo nulla toglie alla bellezza della musica proposta che, in certi episodi, si accosta vagamente a certe atmosfere tipicamente waitsiane, oblique e notturne. In tutte le canzoni gli strumenti si insinuano e si intrecciano in modo sinuoso e sommesso, come fusi in un unico alveo su cui scorrono le affascinanti melodie create da una voce profonda ed ispirata. Il risultato è eccellente ed il disco contiene alcune delle più belle composizioni di Ryan in assoluto.
Tutti i pezzi meritano una menzione e tutti contribuiscono alla creazione di quell'atmosfera sofferta ed appassionata, profonda ed intcriore, che caratterizza il disco. Apre l'evocativa The little things: pochi accordi di chitarra, suoni rarefatti in sottofondo e la voce subito a creare un clima malinconico e struggente. La melodia colpisce subito e la canzone cresce ad ogni ascolto. Ottimo inizio. Such a sad satellite introduce atmosfere più notturne. Un battito grave detta il ritmo mentre gli strumenti sibilano in lontananza e la voce è sofferta più che mai: quasi un sussurro, un lamento intenso e straziante. Bella ed inquietante. Fd 28yrblues rincara la dose: la chitarra acustica conduce, ma tutto suona sporco e lacerato e Ryan usa la voce in modo graffiante.
Gli strumenti si fondono a creare un'atmofera cupa ed emozionante. Un piccolo capolavoro. La tensione è solo apparentemente stemperata dalla successiva After the last day of a heat wave, che risplende triste e dolente nella sua apparente semplicità. La sofferta melodia è condotta dalla voce in modo perfetto nel generare un'atmosfera di grandissima emotività. Demoland part 1 è un altro pezzo malinconico e lirico, che si apre progressivamente in un motivo arioso e struggente. Cinque canzoni e non un colpo a vuoto. Matthew Ryan è ulteriormente maturato e le sue nuove composizioni sono sofferte ed emozionanti, sempre caratterizzate da una vena melodica molto forte e dalla bella voce, roca ed intensa.
L'impalpabile strumentale Emergency room machines say breath, notturno ed ipnotico, con sonorità vagamente rumoristiche, è un'ulteriore discesa in meandri oscuri e misteriosi. Con No going back le sonorità diventano più piene ed elettriche: sono le chitarre a tesser la linea melodica, sovrapposte poi da uno splendido violino a sorreggere la voce. Canzone splendida dalla melodia evocativa e coinvolgente, con tanto di coda strumentale da brividi. The ballad of so&so è molto più drammatica, con la voce filtrata che sembra provenire da remote profondità. Affascinante.
Anymore ritorna ad una melodia più aperta, caratterizzata da un ritmo sincopato e mosso, con la parte cantata in evidenza. Happy for you è un'altra grande melodia, sorretta da un violino suadente e da una voce di nuovo grave e profonda. Una delle migliori del disco. Into the sourdays è elettrica e rammenta le sonorità di Mayday. Un classico. Demoland part 2 riprende la melodia della "part 1", sospesa tra una chitarra acustica ed il sibilo degli altri strumenti sullo sfondo. Elise is the 13th disciple?, calata in un'atmosfera straniante, chiude un disco straordinariamente maturo in cui Matthew Ryan mette in mostra ancora una volta la sua vena amara ed una voce emozionante. Perfetto per le serate autunnali, Dissent from the living room è un album che piace e colpisce immediatamente, ma che poi cresce a dismisura e che si rivela appieno in tutte le sue recondite sfumature solo dopo parecchi ascolti.