Ed Burleson è un giovane texano emergente, sulla linea di quelli descritti su queste pagine di recente (Pat Green, Roger Creager, Cory Morrow, Luke Olson) ed è arrivato ad incidere grazie a
Doug Sahm che ha partecipato al disco, lo ha prodotto e lo ha pubblicato, giusto prima di lasciarci per sempre, sulla sua etichetta, la Tornado Records. Burleson è un giovane di valore e il suo disco vede coinvolti artisti importanti come
Clay Blaker, Jim Lauderdale, Doug Sahm, Bill Kirchen, Lloyd Maines, Alvin Crow. Il suono è puro Texas Country, suonato nello stile più classico e cantato con voce aperta dal solare Burleson.
Dieci brani, per trentacinque minuti. Inizio scintillante, con steel e fiddle sugli scudi, con la vivace
Wide Open Spaces. Ed ha una voce potente e brillante e la canzone è il giusto veicolo per le sue qualità. La steel guitar ci introduce alla lenta
My Perfect World, influenzata dal suono di Merle Haggard. La strumentazione ricca avvolge benissimo la voce chiara di Burleson e crea un alveo perfetto per le sue canzoni. Ritmo alla Mavericks e violino in evidenza per la mossa
Clinging to You (anche qui la steel lavora di brutto), dotata di una melodia assolutamente classica. Il pianoforte, molto honky tonk, apre la tonica
Dream World che ci avvicina alle canzoni di George Jones.
No Closing Time è un hard country tirato e grintoso, con violino sugli scudi e steel di fondo, mentre la sezione ritmica (degna dei Mavericks) marcia forte. Anche le rimanenti canzoni sono degne di note in quanto Ed non disperde il suo talento, ma ci da dentro e sfodera una bella voce, che presta per la dolce
It All Started and Ended With You, la fluida
Staring out The Window, la mossa
No Tears (anche qui grande lavoro di fiddle), il valzerone
Might Seem Like a Loser e la finale, quasi un western swing,
Going Home in Texas.
Classico country, elettrico e misurato, suonato con gusto e cantato con voce brillante.