WARREN ZEVON (Warren Zevon)
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  Recensione del  31/03/2004
    

Mentre la tragica notizia della sua malattia irreversibile è ormai di dominio comune (magari quando leggerete queste righe la tragedia si sarà già compiuta) riprendiamo in mano il secondo album solista del cantautore californiano, datato 1976. Il suo esordio risale al 1969 con l'immaturo Wanted Dead or Alive, ma a quel tempo Warren era solo un autore conto terzi (The Turtles) ed un sideman (nella band di Phil Everly).
È l'amico ed estimatore Jackson Browne che lo porta fuori dall'anonimato e gli produce questo disco, usando la nota mafia di Los Angeles, quel gruppo di musicisti che ha suonato in centinaia di dischi e che ha contribuito a gran parte dei nostri sogni, qualche decade fa. Scorrendo i credits troviamo gente del calibro di Waddy Watchel, David Lindley, Bob Glaub, John David Souther, Gary Mallaber, Larry Zack, Bobby Keyes, Jay Winding, Lindsey Buckingham, Glenn Frey, Don Henley, Carl Wilson, Bonnie Raitt, Rosemary Butler, Ned Doheny, Stevie Nicks, Jorge Calderon.
Tutti nomi importanti. Ma il disco è farina del sacco di Zevon. Humor dissacrante,liriche dure e sanguinose, disperate e romantiehe, musica intensa e profonda con melodie forti che si stampano sin dal primo ascolto nella mente dell'ascoltatore. Un disco dai suoni elettrici e vibranti, con le chitarre che segnano, il piano che tesse le melodie e la voce dell'autore che si staglia orgogliosa sopra una manciata di canzoni superbe. Il disco si può considerare un classico perché contiene almeno sei capolavori, e su dieci canzoni direi che questa è una media straordinaria.
Quello che lascia ancora di stucco sono la forza delle melodie e la perfezione della metrica, con le parole che entrano con estrema facilità nei riff vibranti e nelle ballate struggenti. Frank and Jesse James richiama il vecchio west e viene introdotta dal piano dell'autore: una ballata di forte impianto lirico, dotata di una melodia splendida e costruita con un suono diretto e pulsante, in cui armonia ed energia sono un corpo unico. Gli stacchi di piano.le entrate della chitarra di Watchel, le voci formano un insieme perfetto.
Mama's Couldn't Be Persuaded una rock ballad a tinte forti: piano e voci, una buona melodia e'd un suono elettrico reso vitale dal violino di Lindley, dal piano di Warren e dalla chitarra di Watchel.
Backs Turned Looking Down The Path non è tra le più note ma rimane bella ed intensa, tutta giocata su una melodia diretta e sull'uso di tre chitarre, tra cui si evidenzia il lavoro alla slide di Browne. Hasten Down The Wind è invece una delle sue canzoni più popolari (è anche il titolo di un LP anni settanta di Linda Ronstadt). Profonda e malinconica, ha dalla sua una melodia di qualità, che la band porta alla luce con eleganza mentre le voci contribuiscono al resto. Poor Poor Pitiful Me unisce delle liriche ispirate ad una ballata elettrica di grandissimo spessore: una rock song che mi è entrata nel cuore quasi trenta anni fa e non ne è più uscita.
Il suono pulsante, il piano e la chitarra, il ritornello formano un tutt'uno di grande effetto, acuito dall'uso potente della sezione ritmica. The French Inhaler è un perfetto esempio della lucida scrittura del nostro: una composizione semplice, una melodia tersa, una canzone che piace al primo ascolto. Mohammed's Radio è un'altra delle grandi canzoni di questo disco.
La ricordo ancora e risentendola ho le stesse vibrazioni. Un motivo di straordinaria bellezza, un ritornello che coinvolge all'istante, un suono secco e diretto, con il piano sempre padrone, il sax e la slide (Lindley) a creare il pieno di suoni e le voci (Bukingham e Nicks) a chiudere il cerchio. I'll Sleep When I'm Dead suona ancora più ironica in questo momento. Zevon è un profeta di sé stesso e canta con disinvoltura e molto distacco della sua eventuale dipartita, e lo fa attraverso una canzone potente ed elettrica, forse meno originale della altre, ma venata di blues e piena di vigore.
Carmelita la gemma più preziosa del disco. Una splendida ballata di sapore messicano, giocata su una strumentazione tersa (Lindley, Frey Watchel e lo stesso Warren) ed una melodia turgida. Qui l'autore ha raggiunto la massima espressione della sua arte e questa canzone, tra le più rifatte del suo notevole repertorio, rimane regina incontrastata della sua arte.
Chiudono il disco Join Me in LA e l'epica Desperados Under the Eaves. Un disco impedibile che ha svelato il talento di un autore unico, che poi si è confermato in seguito con opere similari, ma raramente a questo livello.