LYLE LOVETT (Smile)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  31/03/2004
    

Steve Earle ha fatto scuola. Sidetracks, l'antologia di brani sparsi qui e là, è stato un piccolo successo. E Lovett ha fatto tesoro di quell'idea. Smile è una collezioni di brani già editi che però ben pochi fans del cantautore posseggono. Infatti le canzoni sono state incise nel corso di sette anni e sparse su varie colonne sonore. Non ci sono inediti, è vero, ma sono tutte canzoni di qualità, di grande qualità e per averle bisognava comprare dodici CD.
Lyle ha sempre amato il cinema, spesso ha fatto l'attore, e quindi è giocoforza, vista la qualità della sua musica, che registi e produttori si siano avvalsi della sua musica. Innumerevoli sono le canzoni che il nostro ha messo in varie colonne sonore, molte sono tratte dai suoi dischi, ma altrettante sono inedite e registrate apposta per l'occasione. Smile chiude il discorso e raccoglie dodici piccole gemme che faranno la gioia dei suoi fans. E come per ogni grande artista questo disco ha una sua anima ed una sua continuità, non appare come un assemblaggio di canzoni, bensì un corpo unico in cui l'autore sviscera i suoi amori più profondi, per il gospel ed il jazz, ma poi lascia il marchio con ballate d'autore e qualche canzone raffinata, sofisticata e notturna.
Le colonne sonore, soprattutto in Usa, sono dei contenitori di canzoni, delle compilation, ma non come quelle che abbiamo noi con canzoni riciclate, ma contengono spesso brani nuovi incisi per l'occasione. Smile è un disco piacevole e la scelta di Lovett è stata fatta ad arte. Un buon antipasto in atteso del suo ottavo disco di studio che sarà disponibile a Settembre. Dodici brani scritti per altrettante colonne sonore, mentre in altri film Lyle ha dato del materiale tratto dai suoi dischi. L'album conferma la vena eclettica dell'autore e la sua facilità ad interpretare qualunque genere musicale e le canzoni sono tutte covers, cioè brani di altri autori: sicuramente Lovett non a caso ha registrato una lunga serie di covers, aveva già da tempo in mente di fare questo disco.
Apre Blue Skies (uno standard di Irving Berlin, una delle canzoni più rifatte, vanta circa 900 versioni), tratta dalla colonna sonora di With Honors ('94), un buon brano, quasi da crooner, in cui il texano riprende una tradizione molto cara anche a Willie Nelson che di questa canzone ne ha fatto una bandiera. Straighten Up and Fly Right ha feeling e personalità ed è tratta dal film Dear God('96). Si tratta di una cover: di Nat King Cole e delle Andrew Sisters le versioni più note Gee Baby, Ain't I Good to You? è uno standard jazz che hai i suoi begli anni e che, nel passato, è stato interpretato da Count Basie, Ruth Brown e, sopratutto, Nat King Cole. La versione di Lyle è spettacolosa: con un trio jazzy alle spalle, in cui brilla il piano di Matt Rollings, il ragazzo col ciuffo ne da una interpretazione toccante, notturna e vissuta.
Splendido il lavoro di Rollings che brilla a contatto con la voce del protagonista. La canzone è tratta da Kissing Jessica Stein ('02). La sua voglia di misurarsi coi classici viene evidenziata dai due brani seguenti. Smile (Hope Floats, '98), la notissima ballata di Charlie Chaplin, che il nostro rilegge da par suo e Moritat, meglio conosciuta come Mack The Knife. Smile viene rifatta con un piano alle spalle ed una ritmica calda: l'arrangiamento è raffinato con gli archi che sfiorano appena la canzone, mentre la produzione di Don Was da il suggello ad una performance splendida. Ed altrettanto ti può dire di Mack The Knife / Moritat (Quiz Show, '94) dove la tromba di Mark Isham brilla in modo particolare nella rilettura rarefatta, con tanto di archi, che il texano fa della nota composizione di Kurt Weill e Bertolt Brech.
Poi, con l'entrata della tromba, il tempo si fa più mosso e jazzato e la composizione prende ritmo. Summer Wind (For the Love of the Game, '99) è un classico di Johnny Mercer, reso celebre da Frank Sinatra. Interpretazione di cuore ed arrangiamento di lusso, con orchestra alle spalle: esecuzione da vero crooner. Lovett non è Sinatra ma qui ne fa le veci con gusto e misura. What'd I say (Where The Hart Is, 00) è proprio quella che pensate, il vecchio rhythm and roll di Ray Charles rifatto con gusto, con tanto di piano e base ritmata ed incalzante. Lyle cambia registro alla voce e da più vigore alla sua rilettura. Till lt Shines(Mumford,'99) rimane una delle canzoni più belle, parlando di ballate, di Bob Seger. La versione del leone di Detroit ha più grinta, ma Lovett se la cava con brio raddoppiando la sua voce con quella del nero Keb' Mo', e poi Till It Shines rimane una grande canzone.
You've Got a Friend in Me, duetto con Randy Newman, è tratta da Toy Story ('95). Si tratta di una classica composizione di Newman, con quella tipica orchestrazione old fashioned, e l'alternarsi delle due voci da una diversa chiave di lettura. Walking Tall (Stuart Little, '99) è una canzone di Burt Bacharach e, pur graziosa, è quella che mi piace meno. Ma il finale riserva i fuochi d'artificio. Due strepitosi gospel, due classici religiosi.
Pass Me Not, in cui c'è George Duke al piano, è un classico con tanto di coro e refrain tipico. Ha forza, cuore, polmoni ed è di struggente bellezza. Quando ho visto il film al tempo, Leap of Faith ('92), mi ero chiesto più volte come mai un pezzo di questa bellezza non era andato a finire su Joshua Judges Ruth. Il CD si chiude con un altro traditional, I'm a Soldier in the Army of the Lord (The Apostle, 77), un gospel vibrante e ritmato, tutto giocato sulle voci e la sezione ritmica. Un brano che Lyle fa molto spesso dal vivo.