Quando lo scorso novembre Joe D'Urso mi ha scritto comunicandomi che aveva intenzione di pubblicare un doppio album ho avuto qualche perplessità: Joe è un tipo a posto, uno onesto, uno che ama e che crede nella sua musica; dischi come
Mirrors, Shoestring Et Credit Cards o il più recente
Rock'Roll Station sono cd che pur palesando l'influsso del Boss si riascoltano sempre con indiscusso piacere, ma pubblicare un doppio non è cosa da tutti i giorni, se non hai carne da mettere al fuoco può essere alquanto rischioso... ora che mi ritrovo tra le mani
Both Sides Of Life e i due dischetti stanno girando nel lettore da qualche giorno devo dire che ogni dubbio si è dissolto. Apre l'electric side la diretta
So Tired, con alle spalle i fidi Stone Caravan a sostenere il leader; segue un'efficace
Freezing Dreams, così fresca e positiva che si ascolta tutta d'un fiato.
C'è poi una stupenda e compatta versione di
Vagabond Moon di
Willie Nile con lo stesso Willie a duettare con fratel Joe, è una cover che scorre fluida e accattivante che è piacere allo stato puro con una chitarra che gira a mille volando a quote alte con un assolo perturbatore e liberatorio e, già che c'era, il ragazzo non manca di tributare il suo maestro con una sentita copertura della springsteeniana
Badlands. L'adrenalinica
Happy Song preme sull'acceleratore e sembra quasi di sentire i Ramones, it's only rock'n'roll potente e svisceralmente trascinante.
Your Eyes (alternate title
Guthrie Song) è una classica e vibrante ballaci confidenziale mentre
School Days si discosta dalla consuetudine tradizionale della struttura del rock stradaiolo di Mr. D'Urso e quello che più colpisce è una tromba un po' free in primo piano che tiene in mano le redini e conduce il brano attraversando nuovi spazi con il sostegno di una nerboruta sezione ritmica.
Passare daIl'electric all'acoustic side è come aprire una porta per entrare in una dimensione più privata, ricca di atmosfere crepuscolari ed introspettive, un po' alla
Nebraska tanto per intenderci; è un contesto più riflessivo e personale, con una patina di malinconia. Una chitarra, il pianoforte, una leggera linea di basso e poco altro sono il solo sostegno che accompagna le canzoni.
American World spoglia i miti e I falsi valori di un mondo che non smette mai di farsi del male, l'intensa
Be è una ballata dell'imbrunire ricca di umanità.
In
As The Rain Falls In Dublin Joe D'Urso si appropria di un verso di Tom Waits e ci costruisce sopra una sua trama, una song notturna per zingari sedotti e anime peregrine.
Six Month In Italy è stata scritta sul treno da Milano a Zurigo ed è, oltre che un omaggio al nostro paese, alla nostra gente, un racconto onirico che narra di un angelo al capezzale di un moribondo e gli offre un ultimo desiderio e questi prima di morire gli chiede di concedergli sei mesi in Italia… (tra le altre cose vi riferiamo che Joe D'Urso ha voluto che nel booklet che accompagna il cd ci fosse anche la traduzione in italiano di questa canzone). Conclude il tutto la lunga e pianistica
Power Of The Dove. Un gradito ritorno.