TOM RUSSELL (Modern Art)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  31/03/2004
    

Modern Art conferma la continua crescita di Tom Russell autore ed esecutore. Dopo un decennio di dischi di buon valore (Road to Bayamon, Poor Man's Dream, Hurricane Season e Cowboy Real), Russell ha firmato per la Hightone ed ha fatto quel salto di qualità che tutti si auspicavano.
La voce è maturata, la scrittura è migliorata parecchio e, fatto non trascurabile, l'amicizia e la vicinanza di Dave Alvin lo hanno aiutato enormemente. Dal 1995 in poi ha pubblicato quattro dischi nuovi e due antologie con brani editi ed inediti (The Long Way Around(Acoustic Collection) e Songs of the West (Cowboy Collection). Ma sono i quattro dischi nuovi, più o meno tutti a tema, che hanno sancito la sua crescita: The Rose of the San Joaquin ('95), The Man From God Knows Where ('99), Borderland ('01) e questo nuovissimo Modern Art.
Il tema del border, le canzoni di confine, la solitudine delle pianure, le tragedie della gente comune, gli amori e la passione sono i temi di San Joaquim e Borderland, l'immigrazione, la lontananza e le origini dei propri padri stanno alla base di The Man from God, mentre Modern Art è solo parzialmente un disco a tema. Parla dell'America, della sua crescita e del suo assurdo sviluppo, di dove sta andando e come sta perdendo i punti di riferimento.
Russell non traccia una storia ma passa in rassegna, tra una canzone e l'altra, alcuni personaggi che hanno segnato un periodo : lo sportivo Mickey Mantle, Muhammed Ali, gli eroi di gioventù, le favole, l'amore, Stephen Foster, Hoagy Carmichael, Beatles, Dylan. C'è sempre il tema del viaggio con le gas stations, le fermate dell'autobus, le Gulf Coast Highways, il confine: più che temi ci sono storie, memorie, la dignità, la passione, la sofferenza, la vecchiaia. Un disco maturo in cui hanno una basilare importanza, oltre ai testi sempre più intriganti, le musiche.
E qui Tom si lascia andare e spazia dal rock alla ballata, dal folk al country, dal reggae agli anni cinquanta offrendo un campionario di suoni vario ed intrigante, arrangiato in modo essenziale, che si avvale, come al solito, della splendida chitarra di Andrew Hardin, con lui da più di venti anni, e della doppia voce di Nanci Griffith. Tom è una persona semplice e diretta, estroversa ed attenta: un osservatore che si segna su un immaginario taccuino quello che vede nelle sue peregrinazioni e lo porta poi in musica disco dopo disco.
Ma è anche un formidabile storyteller, un hobo, uno dei pochi ancora in grado di raccontare una storia, di parlare con una sola chitarra dietro alla sua voce, e di rendere emozionante una canzone. Modern Art è quindi un disco a parte nella sua discografia, una sorta di libro aperto sull'America, su quello che era e su quello che è diventata, sui miti di un tempo e sulla mediocrità del presente. Non è un caso che la crescita di Dave Alvin sia avvenuta nello stesso periodo temporale di quella di Tom: i due si sono indubbiamente influenzati a vicenda e si sono diretti, entrambi, verso la riscoperta della radici della propria terra.
Oltre a Nanci Griffith il disco si giova della partecipazione di Eliza Gilkyson, Mark Hallman, Glenn Fukunaga e Gurf Morlix. Un album intenso, che dura quasi un'ora, e che offre una manciata di canzoni superbe. The Kid From Spavinaw è una ballata classica, con Woody Guthrie nei suoi cromosomi e il classico passo del cantautore di razza. Narra di Mickey Mantle, grande giocatore di baseball ed eroe della giovinezza di Tom. Uno che non giocava per i soldi ma per passione, uno che ha fatto della sua carriera una ragione di vita e che se ne è andato con grande dignità. Russell lo ricorda con questa intensa e coinvolgente canzone, completamente basata sulla sua voce calda e su una strumentazione scarna, chitarra acustica e steel. The Ballad of Sally Rose appartiene allo stesso filone.
Una ballata di impianto tradizionale, una folk'n country song scritta nel 1985 da Emmylou Harris e Paul Kennerley (appariva sull'omonimo album della Harris, ora fuori catalogo). Russell la reinventa con la dolce voce di Nanci Griffith al suo fianco e la eleva a grande canzone. Il suono elettrico e pieno, le due voci, la melodia tersa ne fanno una delle perle del disco. The Boy Who Cried Wolf è una composizione triste, una lamento appassionato, una languida ballata che parla Dio, solitudine ed amori perduti. Hardin lavora di fino, c'è solo lui dietro a Tom, e la canzone mantiene intatto il suo pathos. Dopo la tristezza, ecco un raggio di sole.
Per celebrare il cuore, i polmoni ed i muscoli di un grande campione come Muhammad Ali, Russell si inventa un arrangiamento alla Jimmy Buffett. Musica solare, tinta coi suoni delle isole caraibiche, voci allegre ed una melodia tersa e ben costruita. Una canzone che piace al primo ascolto, una ballata che celebra il coraggio di un uomo che non andò a combattere con il risultato di perdere il suo titolo e di venire estromesso dai combattimenti per vari anni, danneggiando irrimediabilmente la sua carriera. Un uomo di valore, un vero uomo, che Tom celebra in modo disincantato attraverso una canzone che splende per melodia e ricchezza di suoini. American Hotel, scritta dall'amico Cari Brouse (scomparso qualche settimana prima che Russell incidesse il brano) narra gli ultimi giorni di vita di Stephen Foster, uno dei grande autori della canzone americana, morto tra stenti e sofferenze, nell'American Hotel di New York.
Un altra ballata acustica (ma ci sono un violino e la solita splendida chitarra di Hardin) pregna di passione e dotata di una melodia struggente che richiama i grandi folksinger del passato. Racehorse Haynes è una sorta di country blues alla maniera texana, che racconta la storia di un avvocato che è solito difendere gli assassini. Una storia di giustizia all'inverso, una critica al sistema americano. The Dutchman, scritta da Michael Smith, è un classico della canzone d'autore americana. Un brano reso celebre da Steve Goodman, cantato anche da Jerry Jeff Walker, Anne Hills, Tommy Makem e molti altri. Una ballata struggente, con la voce di Eliza Gilkyson, ed un violino che segue passo per passo.
Tom la canta con passione, la rende sua grazie alla particolare tonalità della sua voce. Modern Art è una curiosa country ballad, una canzone autobiografica. La prima volta che Toni ha visto Dylan cantare Desolation Row, oppure i Beatles all'Hollywood Bowl nel 1964, o altre memorie. Il violino di Elana Fremerman (Hot Club of Cowtown) segue la voce. Issac Lewis è la storia di un marinaio gallese. Una ballata profonda e struggente, dotata di una melodia di stampo tradizionale, che il violino di Elana fissa nella memoria, mentre la voce profonda di Tom racconta cadenze poetiche. Bus Station è una composizione di Dave Alvin, dei tempi dei Blasters, che il nostro trasforma in una personale folk song, coadiuvato dalla splendida voce di Nanci Griffith.
Una ballata elettrica di quelle che oggi si sentono di rado che Dave confessa di avere scritto per essere cantata in duetto. Il capolavoro del disco è una lunga piece acustica, solo voce e chitarra, con Russel che narra un poema di Charles Bukovski, Crucifix in a Death Hand, accompagnato dalla splendida chitarra di Andrew Hardin che ricama motivi messicani. La voce profonda e le tessiture da border song di Hardin la rendono un classico.
Quasi sette minuti di pura musica che il nostro conclude accennando il motivo di Carmelita, una delle canzoni più belle di Warren Zevon. Una storia di Los Angeles, dal punto vista letterario e musicale, con in più i sapori del Messico. L'ho sentita dal vivo e confermo che la sua resa è straordinaria. Curiosa è l'elettrica Tijuana Bible che racconta di cose accadute quasi cinquanta anni fa, quando la figlia di Lana Turner uccise il gangster Johnny Stompinato, perché picchiava sua madre e quando i Collins Kids impazzavano alla televisione ed i Tijuana Bible erano dei fumetti porno con attori e protagonisti dei cartoni animati coinvolti in situazioni erotiche.
Fumetti venduti sottobanco. Una canzone sulla memoria, raccontata con un motivo quasi anni cinquanta ed una robusta base elettrica. Chiude il disco la composizione più nota di Nanci Griffith, Gulf Coast Highway, che Tom canta in coppia con l'autrice. Una splendida ballata, una di quelle canzoni che rimangono nella memoria. Come questo disco.
PS: Modern Art è stato preceduto da un singolo con 4 brani, due dei quali inediti: sono due ballate acustiche, tipicamente cantautorali, Yosemite e If God Created the Grape (How can the Wine Be Bad?).