WILL HOGE (Blackbird on a Lonely Wire)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  31/03/2004
    

Oramai è tale e tanta la mia sfidu cia verso la Qualità dei prodotti discografici che escono per una major, che quando ho avuto tra le mani il nuovo CD di Will Hoge, un giovane rocker di Nashville, non ho potuto evitare di storcere il naso. I dubbi mi sono aumentati quando, durante una rapida ricerca su internet, ho visto che il precedente disco di Hoge (nonché esordio), intitolato "Carousel" ed uscito nel 2000, era stato autoprodotto ed autodistribuito; mi sono detto: "Vuoi vedere che il ragazzo ha venduto il suo talento per le classifiche?"
Niente di più inesatto: per fortuna le major a volte mettono sotto contratto anche gente valida, e sono lieto di affermare che "Blackbird on a lonely wire" è un disco molto interessante, un moderno lavoro di cantautorato rock a stelle e strisce. Will Hoge e la sua band (Brian Layson, chitarre soliste e voci, mentre Hoge suona la ritmica, Tres Sasser, basso e voci, Kirk Yoquelet, batteria) ci regalano una dozzina di canzoni di buona levatura, suonate alla grande, dallo script solido e sicuro, con insiti i cromosomi del classico rock americano figlio di gente come Petty, Springsteen o Seger, con una spruzzata di pop beatlesiano che non guasta mai.
Un giornalista ha definito Hoge "un incrocio tra Tom Petty ed i Counting Crows", e la definizione secondo me calza perfettamente; in più l'album è prodotto in maniera professionale da John Shanks (Chris Isaak, Sheryl Crow), e quindi non mi stupirei di ritrovarlo nelle classifiche americane (e qui incidere per una major aiuta). Ultima curiosità: tra gli ospiti del disco ci sono Michelle Branch ai cori e il Wallflower Rami Jaffee alle tastiere.
Apertura a spron battuto con "Not that cool", rock ballad aperta e corale, sostenuta da uno script valido e da una strumentazione di prim'ordine: bello il ritornello, di stampo classico. "Be the one", che è anche il primo singolo, è più rock (ma il pop è sempre presente in dosi massicce), caratterizzata da ottimi stacchi vocali e chitarristici, altra buona melodia discorsiva e leggeri umori psichedelici. Come singolo è una scelta quasi ovvia. "King of grey" è una delicata ballata pianistica, molto valida sotto tutti i punti di vista, con un notevole crescendo strumentale ed entrate ad effetto di batteria, chitarra e voce; la gustosa e mossa "Secondhand heart" sembra un brano di Tom Petty nella forma migliore. "
Hey tonight" (non è quella di Fogerty) è un altro potenziale singolo: orecchiabile, corposa, coinvolgente e ben fatta (nel motivo sento echi di Roger McGuinn). La rockeggiante "Doesn't have to be that way" è meno immediata delle precedenti, ma dopo qualche ascolto risulta essere una delle più solide. "It's a shame" è meno appariscente e un filo troppo indurita, mentre "Someone else's baby" è invece splendida: ballata semiacustica e saltellante, ha dalla sua un refrain suggestivo, un bellissimo pianoforte ed una performance vocale appassionata di Will.
"TV Set" non ha particolari frecce al suo arco, ma piacerà al pubblico di MTV (qualche concessione doveva pur farla…), "Better off now" è ancora molto pettyana (sentite l'attacco vocale), "All night long" è molto aggressiva e non ha molto in comune con il resto del disco, mentre "Baby girl" è una dolcissima country ballad che chiude il lavoro con un feeling quasi alla Gram Parsons.Will Hoge è un nome da tenersi a mente: è bravo, sa scrivere belle canzoni, si circonda di collaboratori validi e, anche se denota ancora qualche comprensibile incertezza, farà parlare di sé fin dall'immediato futuro. "Blackbird on a lonely wire" è un ottimo biglietto da visita.