DWIGHT YOAKAM (Population Me)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/03/2004
    

Il distacco dalla Warner Bros, l'etichetta che lo ha seguito per oltre quindici anni, non ha segnato minimamente il suono di Yoakam. Anzi questo nuovo album ha una vitalità, una voglia di musica, che non si riscontrava nelle sue pubblicazioni più recenti. È un disco breve, solo trentadue minuti, ma è pressoché perfetto. Assomiglia, come concetto, ai suoi dischi più riusciti, e mi riferisco a This Time, Gone, Buenas Noches, Guitars Cadillacs, Hillbilly De Luxe.
Tra quelli più recenti il solo Tomorrow's SoundsToday si può avvicinare a Population Me. Yoakam distende la sua voce unica su dieci canzoni di grande spessore, dieci ballate country nella sua migliore tradizione. La produzione, del solito Pete Anderson, non sciupa gli strumenti ma li adegua ad una manciata di composizioni che attingono dalla grande tradizione country a cui il nostro si è sempre ispirato. E poi c'è la voce, uno strumento unico, che gli ha permesso di diventare una stella di prima grandezza. Yoakam non si è mai asservito al potere di Nashville, è sempre stato ai margini e, ascoltando la sua musica, si capisce il perché.
Country vero, puro ed incontaminato, scevro da qualunque pressione commerciale e da sonorità bolse: l'uso continuo della steel, chitarre al posto giusto, sezione ritmica più rock che country. La recente pubblicazione dell'eccellente cofanetto della Rhino, Reprise Please Baby, The Warner Bros Years, ha rinfocolato l'interesse attorno alla sua musica. Ed ora questo album, che non fa altro che confermare il suo valore, continuerà a tenere desta l'attenzione nei suoi riguardi. Un disco che si ascolta tutto d'un fiato, suonato nel modo giusto, con una manciata di canzoni di qualità Si parte con il country rock deciso e pulsante di Late Great Golden State. Una chitarra potente, basso e batteria che pulsano, la solita voce ed una canzone che entra dritta in testa e ci fa capire di che pasta è fatto il nostro.
Un rock'n country sanguigno che apre il disco nel migliore dei modi. Dwight is here, better than ever. La steel guitar apre il country vibrante, gran ritmo e voce in forma smagliante, No Such Thing. Una canzone nel più classico stile del nostro in cui ritmo e melodia vanno di pari passo, mentre chitarra e steel guitar continuano a rincorrersi, punteggiate da un piano honky tonk style. Fair to Midland smorza i toni ed è più tranquilla. Una ballata calda ben servita dalla solita voce limpida e da un accompagnamento brillante. Il mandolino fa il paio con basso e batteria, e porta fuori completamente la canzone dagli usuali schemi country.
Dwight ha rinnovato, pur restando assolutamente nella tradizione, la musica più popolare d'America e questa canzone è significativa in proposito: assolutamente tradizionale nella melodia, ha forza, colori ed espressività di una rock song legata alle radici. An Exception to the Rule ha calore e ritmo. Dwight non si siede sugli allori ma tinge le sue nuove composizioni con una vena rock decisa e pregna di suoni. Anche questo brano è dotato di una linea melodica che si appoggia ai canoni più tradizionali, ma il suono è dannatamente attuale: ascoltate l'assolo d'organo e l'entrata della chitarra. Population Me è una ballata lenta (ma la ritmica è sempre alta, in primo piano) molto evocativa, dosata nota dopo nota sulla vocalità del protagonista, con gli strumenti che distillano suoni in modo pulito. Stayin' Up Late With Sonny ha un inizio vocale secco ma poi lascia uscire il suono, acquista in ritmo e coinvolge in pieno l'ascoltatore: un rock and country al tempo di bluegrass, cantato con voglia, con la steel che doppia la voce e la base ritmica sempre molto tonica.
Una sorpresa è la country version di Trains and Boats and Plains, una composizione anni sessanta di Burt Bacharach (già ripresa da Steve Earle), che Dwight rilegge con il banjo in primo piano ed un tempo acceso da country dance. Una versione intrigante che toglie completamente i connotati originali al brano e appare sotto una nuova luce. Una gemma è poi il duetto con Willie Nelson nella turgida If Teardrops Were Diamonds. Ballata elettroacustica dal tempo lento, molto evocativa, gioca le sue carte su un suono caldo e coinvolgente e sulle due voci, così diverse, così caratterizzate. Siamo ormai alle battute finali, ma c'è ancora tempo per una tonica country song, suonata nel modo più classico, I'd Avoid Me, Too e per la lenta e drammatica The Back of Your Hand, in cui il nostro usa un arrangiamento di archi. Bella canzone, dotata di una melodia profonda, scelta come singolo apripista del disco anche se, rispetto al resto, è quella che colpisce meno. Un album sintetico, diretto, brillante: nella migliore tradizione di nostro cowboy preferito.