JIM LAUDERDALE WITH DONNA THE BUFFALO (Wait 'til Spring)
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  Recensione del  31/05/2004
    

Country singer tradizionalista di Nashville, Jim Lauderdale sfugge il vacuo stereotipo che la città del Tennessee sembra sempre evocare quando ad essa ci si riferisce in termini musicali. Citando come principali influenze Gram Parsons, Hank Williams, George Jones e Merle Haggard, Lauderdale ama contaminare la propria musica con il rock, il soul ed il blues, mostrando un'apertura mentale che in passato gli è valsa la collaborazione con artisti come Emmylou Harris e Rodney Crowell ed in tempi recenti gli consente di spaziare dal bluegrass dell'album in coppia con Ralph Stanley, all'honky tonk ed al roots rock, fino al nuovo avventuroso Wait 'til Spring, concepito con la band jamgrass Donna the Buffalo.
Il sodalizio con la formazione di Ithaca, forse una delle band più originali e creative in ambito tradizionale degli ultimi anni, apre nuovi orizzonti nella musica di Lauderdale, che infetta il proprio songwriting con i ritmi, i colori, gli umori speziati dei Donna the Buffalo. Le composizioni ed il canto sono ad opera del cantautore di Nashville, mentre i Donna the Buffalo fanno da backing band, portando improvvise fiammate ritmiche, oniriche aperture jam, infinite sfumature sonore che caracollano con leggerezza tra folk, bluegrass, blues, cajun e rock. Wait 'til Spring si colloca quindi a metà strada tra il country sound di Lauderdale e l'energia, la fantasia ed il brio che caratterizzano la produzione dei Donna the Buffalo. L'impetuoso flusso ritmico generato dalla band di Tara Nevins e Jeb Puryer viene in parte contenuto dalla costruzione melodica delle composizioni di Lauderdale, e condensato in canzoni che nella maggior parte dei casi raggiungono a stento i quattro minuti.
Non si tratta quindi di un'album orientato alla jam, ma dal suono piuttosto roots oriented, costruito con vere e proprie canzoni avvolte in una musicalità fluida e spontanea, fresca e divertente. Wait 'til Spring, il brano che apre questo lavoro, ha il tipico sound dei Donna thè Buffalo, con un colorito amalgama di rock, country e bluegrass che si snoda lungo misurati assolo delle chitarre di Puryer e di Jim Miller e cori che fanno il paio con il canto di Lauderdale; Different kind of lightning è una ballata country abbastanza convenzionale; Some other bayou, Holding back e Wowowo sono un variopinto condensato di zydeco e rock, con ritmiche sincopate, che si aprono in improvvise verticalizzazioni nel ritornello in cui il violino di Tara Nevins traccia deliziosi ricami melodici, le chitarre si ritagliano spazi di misurata improvvisazione.
Questo dinamico ensemble passa con disinvoltura attraverso generi e stili, fino a rallentare i ritmi nell'intenso blues Slow motion trouble, o nell'elegante e morrisoniano soul Ginger peach; mentre dopo la parentesi di That's not the way it works, melodica ballata spruzzata di roots, la musica riprende quota con Sapphire, solare commistione di organo, chitarre e percussioni, e con This world is getting mean, una canzone country dai tenui contorni psichedelici, che si distende in vocalità corali, assoli di chitarra e dinamici fraseggi di violino. Privo di momenti di eccessivo sovraccarico strumentale o di particolare esuberanza, Wait 'til Spring è il piacevole risultato della intelligente collaborazione tra un gruppo di musicisti di sicuro talento ed incredibile versatilità.