Ottavo album per il cantautore texano cresciuto in quel di Austin Darden Smith, che ha debuttato nell'86 con l'album
Native Soil su Watermelon, il seguito di
Sunflower, pubblicato due anni fa sempre dalla Dualtone, che ci era piaciuto molto a cominciare dalla sua splendida copertina floreale con i girasoli in evidenza. Si tratta di un'altra prova bella e convincente, la conferma della costante vena creativa di un artista che non lascia nulla al caso, programma i suoi lavori con cura ed attenzione preoccupandosi fin dei loro minimi dettagli; un progetto che, senza toccare punte di particolare intensità, manifesta uno standard qualitativo al di sopra della media.
Circo quindi, che secondo il suo autore potrebbe leggersi come una sorta di conversazione notturna che avviene tra due persone che cercano di immaginare cosa fare per continuare ad amarsi e come far funzionare le cose fra di loro, sembra fatto su misura per i fans dei songwriters di impegno e passione, che guardano in profondità dentro le vicende della vita, descrivendone gli eventi che più li colpiscono, senza meravigliarsi del suo scorrere talora anomalo, che anzi fanno diventare occasione della loro ispirazione.
Intitolato in origine
Hands On The Wheels, a significare lo sviluppo circolare di ciò che accade, è diventato poi un
Circus dalle solitarie strade di campagna secondarie in riferimento al caos dell'amore, con le sue luci splendenti, i suoi fili, i suoi credo, i suoi riti e così via. Realizzato da Darden con un gruppo di talentuosi amici con cui lavora da tempo il batterista Sammy Merendino, il bassista Roscoe Beck, il tastierista/fisarmonicista Michael Ramos, l'onnipresente steel guitarist
Loyd Maines, unitamente a qualche vocalist di fama, raccoglie undici pezzi, alcuni dei quali scritti con collaboratori altrui.
What Are We Gonna Do è un leggero country folk dalla bella introduzione strumentale, un orecchiabile ritornello, il prezioso lavoro in sordina della steel guitar e
Jim Lauderdale vocalist d'occasione.
Make Love So Hard, aperta da basso, batteria, armonica e chitarra, composta da Darden con la brava
Kim Richey, è una love song dall'andatura lenta, con tastiere younghiane, il refrain con la coautrice background vocalist e accompagnamento parzialmente orchestrale.
Shooting Stare un brano dalle tonalità rilassanti e delicate, protagonisti coloro che credono di prendere spesso la direzione sbagliata, con solido organo Hammond e secondo vocalist
Boo Hewerdine.
Turning To You, scritto con Gary Nicholson, intro strumentale con chitarra e spazzole della batteria, è un pezzo interessante e facilmente memorizzabile, assolo di chitarra acustica e tastiere, buon finale in crescendo.
One Hundred Ways, è un'eccellente ballad con un delizioso accordion di supporto che rilascia tocchi filo cajun, che trae origine da un fallito approccio ad una colonna sonora cinematografica, tratta il tema del fondamentalismo religioso nell'ambito del quale tutti i gruppi che lo sostengono vorrebbero essere amati da Dio più degli altri e si giova del rilevante apporto vocale di Suzzy Roche,
Milk Creek, canzone ispirata da una delle tante corse in motocicletta effettuate da Smith quando era ragazzo, è un pezzo della melodia chiara e intensa, e un bel ponte vocale.
Late Train To London è un testo dall'aria vagamente pop, che racconta alcune storie accadute in treno in Inghilterra, arrangiato con archi, viola e violoncello e con Shawn Colvin alle voci.
Hands On The Wheel, è il brano più ritmato del disco, una via di mezzo tra le sonorità degli Steely Dan e il Neil Young di Harvest, secondo Darden, che lo dedica alla figlia.
God Loves A River è un motivo composto col pensiero al Colorado e al Rio Grande, capace di muoversi con ritmo e cadenza invitanti e un bel finale vocal/strumentale.
Rise è un delicatissimo pezzo dalle sembianze ipnotiche, con Jim Lauderdale ancora efficace harmony vocalist, il suono della pedal steel e della chitarra acustica in chiusura, scritto in un appartamento di New York sull'emozione suscitata dalla morte improvvisa di un nipote.
All Around You, bella la sua melodia introduttiva, è un altro motivo ben costruito, dal ritornello squisito, di nuovo la voce di Kim Richey, violoncello e piano che con le loro note ne abbelliscono i tratti.