La prima apparizione pubblica dei Lucero risale all'aprile 1998, in quel di Memphis, quando
Brian Venable e
Ben Nichols decisero di mettere insieme un gruppo ispirandosi ai Pogues, a Johnny Cash, Gram Parsons e Tom Waits. Niente male, come modelli di riferimento e anche se nessuno dei due aveva mai suonato la chitarra fino ad allora, i Lucero presero forma rapidamente: un anno dopo stavano già registrando e da allora, grazie anche all'amicizia con i North Mississippi AH Stars e alla famiglia di
Jim Dickinson, hanno inciso il loro disco d'esordio e poi Tennessee. Nel frattempo è successo un po' di tutto: Brian Venable ha mollato il colpo (Troppo viaggiare, troppi bar, troppe chiacchiere), i Lucero l'hanno rimpiazzato con il chitarrista
Todd Gill, si sono concentrati attorno a Ben Nichols, hanno trovato una piccola e intraprendente etichetta di New York e qualcuno ha detto che
That Much Further West è il disco che i Replacements non hanno mai fatto.
Dei Mats (che, a dispetto della follia e degli insuccessi, sono stati una delle rock'n'roll band più influenti degli ultimi quindici anni) hanno una certa predisposizione al caos e a non lasciarsi incastrare nelle formule standard delle canzoni. Anche un certo gusto per le chitarre disordinate e gli amplificatori surriscaldati e
That Much Further West è il salto di qualità che si spera una rock'n'roll band compia, prima o poi. Un disco davvero notevole perché riparte dal cuore della nostra musica: un sound grezzo ed energico, le canzoni con un inizio e una fine (e una melodia) e tanto coraggio, che è poi quello che serve veramente. Per cui Ben Nichols non nasconde di amare anche Bruce Springsteen, la Band, Neil Young e sa che prima di lui sono arrivati gli Wilco, ma in
That Much Further West c'è quell'irruenza, quell'abbandono che soltanto una rock'n'roll band che condivide la strada, il tetto, i palchi (e, sì, anche i bar) e le (tante) speranze può avere.
Un pugno di canzoni, quaranta minuti (come i dischi di una volta) possono bastare e proietteranno i Lucero (comunque, uno strano nome) molto in alto. La parte più corposa e rumorosa è composta da
That Much Further West,
Mine Tonight,
Tonight Ain't Gonna Be Good,
Tears Don't Matter Much e
Hate And Jealousy (un attacco che rispolvera almeno tre o quattro riff dei Clash) e riporta il rock'n'roll alla base. Voce, chitarre, batteria, ma è tutto diverso da quello che va per la maggiore. Non ci sono le ripetizioni all'infinito di riff squadrati e noiosi, e nemmeno batteristi più adatti ad una palestra che ad uno studio di registrazione. In
That Much Further West la batteria martella però lascia anche molti spazi; le chitarre urlano, ma sanno anche sparire dietro alla voce che non deve sempre gridare, ma può raccontare, commuovere, suggerire.
Sull'altro piatto della bilancia, in perfetto equilibrio, spiccano le ballate: introdotta da un organo misterioso
Sad And Lonely ricorda persino gli Afghan Whigs di
Gentlemen e tradisce una piccola, intensa influenza soul;
Across The River sarebbe degna di una ristampa degli Uncle Tupelo;
Army ha un violino in sottofondo ed è bellissima (e chi ha amato Shane McGowan si emozionerà non poco). Particolarmente ispirate sono anche
The Only One un brano struggente che si snoda lentamente nelle stesse atmosfere degli Whiskeytown di
Strangers Almanac e
When You Decided To Leave, una curiosa lullaby che saluta da lontano i Marah di
Kids In Philly. Con tutto questo,
That Much Further West non è solo un grande disco, ma anche la conferma che i Lucero sono una rock'n'roll band che sta crescendo a vista d'occhio.