Jeff Klein, nato a New York, ma texano d'adozione, appartiene alla nouvelle vague del cantautorato statunitense, quella contrassegnata dall'incredibile talento e dal genio di Ryan Adams, marchiata dal furore post punk di Jesse Malin e condita dal rassicurante intimismo di Matthew Ryan. E proprio quest'ultimo è l'artista a cui si avvicina di più, visto che ne possiede la medesima vena malinconica, pur proponendo una musica meno articolata e ricca di artifizi dell'ultimo Ryan.
Everybody Loves A Winner è il suo secondo album, quello che ha cominciato a dargli una certa notorietà, soprattutto in terra d'Albione dove questa nuova schiera di cantautori è particolarmente apprezzata, ed è un disco autunnale, lento, quasi pigro, composto da ballate sinuose, malinconiche e intimiste, accompagnate generalmente da pochi strumenti e dalla voce segnata dal fumo di Klein, che sa assumere toni tesi e drammatici, ma che sprigiona un grande calore.
L'apertura è affidata alla minimalista
Everything Is Alright, che cattura immediatamente l'attenzione con un cantato quasi strascicato a cui fa da contraltare la voce pulita di
Patty Griffin. California, il brano seguente, è spiazzante e devastante. La chitarra elettrica di
Mike Hardwick graffia e crea un muro sonoro vibrante e di grande presa. Tuttavia, pur essendo un episodio atipico, la canzone è davvero splendida e Klein la interpreta da par suo, sempre aiutato al controcanto dalla Griffin. L'album prosegue poi su coordinate sonore più tranquille, ma sempre dotate di una grande energia e di un notevole spessore, con composizioni ispirate all'attualità e all'amore ("c'è una piccola parte di me che si spezza ogni volta che ti guardo" canta Klein in Keep It) a cui la voce di Jeff fornisce anima e profondità.
Da ricordare pure la splendida chitarra di
Jon Dee Graham, sempre ruvida e veemente, che fa capolino in Goodbye, una ballata lenta e triste cantata in maniera molto appassionata.
Everybody Loves A Winner è dunque un bel disco, a tratti amaro e malinconico, ma molto caldo e intenso, da ascoltare con attenzione, perfetto per le fredde serate invernali a venire. Non possiamo ancora sapere se Jeff Klein sarà un vincente, amato da tutti, come recita il titolo del disco, ma crediamo che il ragazzo abbia le qualità per poter emergere, e speriamo che, malgrado il crudo realismo del sottotitolo ("ma se perdi, perdi da solo"), possa guadagnarsi platee sempre più ampie.