McKAY BROTHERS (McKay Brothers)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  30/04/2004
    

L'orgoglio musicale della contea di Bandera, Texas, sono i fratelli McKay, un duo di squisita fattura countryrock, che anima le sue canzoni con storie di immigranti, solitudine, prigione, barriere e confini. L'omonimo esordio per la minuscola Texas Archipelago rappresenta infatti una delle uscite più godibili che siano state offerte di recente tra le produzioni minori made in Austin. Si possono naturalmente intuire le motivazioni di questo entusiasmo, visto che nel progetto McKay Brothers sono stati coinvolti musicisti di esperienza, in grado di risaltare le doti di questa giovane coppia di fuorilegge texani. Alla regia siede Gurf Morlix, chitarrista con un curriculum infinito e produttore ormai affermato (sue numerose collaborazioni con Ray Wilye Hubbard, Robert Earl Keen, Mary Gauthier e tanti altri), che cura nei dettagli il disco, sporcando le ballate dei fratelli Noel e Hollin McKay con un sound countryrock polveroso mutuato dai seventies ma al tempo stesso limpido negli arrangiamenti.
Oltre ai suoi servigi (suona anche pedal steel e slide guitar), troviamo nomi familiari ai frequentatori del rock'n'roll made in Texas come Ian Mclagan all'organo e quel fenomeno di Joel Guzman all'accordion (già nella band di Joe Ely). Con queste premesse non era difficile prevedere la brillantezza di questo debutto, che può ben considerarsi una sorta di "Bignami" delle radici della musica texana, un'esplosione di colori che porta dentro i sapori di quell'immensa terra e li confonde con il vicino confine messicano.
Nella ricetta dei McKay Brothers ci trovate di tutto un po' e nulla che scada nella semplice opera calligrafica, in una mera imitazione dei propri ispiratori. Due le cover proposte, nove i brani originali: nel primo caso si tratta del gioioso texmex The south coast of Texas a firma Guy Clark, qui resa in una versione brillante, e della nostalgica ballata dalle influenze latine (cantata in lingua spagnola) Las Olas (di Steve Jordan). Scelte di gusto, non c'è che dire, ma il resto del repertorio è ancora più sorprendente. Mi San Antonio è un'altra goduriosa festa texmex in onore dei Los Lobos e dei Texas Tornados di Doug Sahm, con la fisa di Guzman che fa furore, mentre il volto più folkeggiante del duo è rimesso nelle note di When I reached the Colorado, della dolce Hey old man e nel finale di A pretty baby mare.
Si intravede dunque la grande versatilità dei McKay Brothers: ecco allora giungere l'oscuro folkblues di Harrysburg, attraversato dalla slide di Morlix, il country impolverato e malinconico di Dirty old town e quello più elettrico e spensierato di Friday night, persino un riflusso honkytonk con la spedita Put your money where your mouth is. "Absolutely phenomenal" ha dichiarato il buon Ray Wylie Hubbard sulle doti di questo duo… e se lo dice lui, noi sottoscriviamo.