COUNTING CROWS (Films About Ghosts: The Best of Counting Crows)
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  Recensione del  31/03/2004
    

Dopo dieci anni di carriera e cinque album la band di Adam Duritz arriva al Greatest Hits. L'antologia di successi è un riconoscimento, uno status syrnbol, un punto d'arrivo. Quasi tutti i gruppi hanno una raccolta di hits, ma i Crows ci sono arrivati in un tempo abbastanza breve, e con merito. Spesso l'antologia copre il bisogno della casa discografica di avere un prodotto sul mercato, ma nel caso dei Crows è un premio ad una carriera solida e molto seria. Facendo la propria musica, attingendo al suono di gente come The Band o Van Morrison, i Counting Crows hanno raggiunto il successo ed hanno venduto 18 milioni di dischi in dieci anni. Il passaporto per la fama è stato Mr Jones, una canzone tanto bella quanto fortunata, ma poi hanno saputo reggere il confronto con quel brano splendido sfornando altre canzoni di spessore e mettendo a punto dischi anche migliori del già notevole esordio.
Hanno iniziato nel 1993 con August and Everything After a cui hanno fatto seguito Recovering The Satellites ('96) Across a Wire: Live in New York ('98), il notevole This Desert Life ('99) ed il brillante Hard Candy ('02). Hard Candy ha prodotto un successo inatteso con la cover di Big Yellow Taxi di Joni Mitchell ed ha largamente superato il milione di copie vendite nel mondo. Questo Greatest Hits, che contiene due canzoni nuove, è un viatico perfetto per conoscere la band di Adam Duritz.
Un suono molto anni settanta, liriche interiori e vissute, voce sofferente e molto personale, chitarre e pianoforte sempre in evidenza: questo è il marchio di fabbrica di una band che ha un suono riconoscibile. I Crows non hanno mai fatto nulla di sensazionale, hanno solo fatto buona musica e, talvolta, grandi canzoni, però hanno saputo mantenere una solida onestà di fondo che ha pagato e continua a pagare. Una raccolta equilibrata e soddisfacente che contiene la famosa Mr Jones, ma anche la bella Round Here, la coinvolgente Hangin' Around l'emozionate A Long December, la tosta Recovering the Satellites.
Non poteva mancare la lunga, uno degli omaggi più belli al songwriting di Van Morrison, Mrs Potter's Lullaby, né American Girls o la cover di Big Yellow Taxi, Omaha, Anna Begins, Holiday in Spain. Un cenno a parte per i due brani nuovi. Friend of the Devil, proprio la canzone di Jerry Garcia e Grateful Dead, viene riletta in modo decisamente personale con un inizio di chitarre e piano che creano l'attesa per la voce: Duritz entra in scena e canta con un tappeto di suoni minimo alle spalle.
La melodia cresce lentamente, il suono diventa corposo e pieno, ma non ha nulla a che vedere con quello dei Dead e la canzone regge molto bene a questa particolare rilettura. Una bella sorpresa è She Don't Want Nobody Near (prodotta da Brendan O'Brien come Devii), un brano rock nella più pura tradizione dei Crows: elettrico, corposo, con la voce che tiene la melodie, mentre chitarre e piano viaggiano all'unisono. Una canzone che conferma il talento della band e la bravura di Durtiz, frontman ed autore di gran parte del materiale del gruppo. Più di settanta minuti di vero american rock per una band che non ha paura a suonare come si deve suonare senza abbassare la fronte nei confronti dello show biz. L'edizione internazionale contiene una traccia in più: 4 White Stallions, registrata dal vivo ad Amsterdam.