Adesso che gli attori del cinema americano (Vincent Gallo, Russell Crowe, Thornton) si sono messi a fare i musicisti capita anche di avere gradite e inaspettate sorprese. Se Vincent Gallo ha stupito un tipo come Daniel Lanois per la sua suggestiva definizione, in termini di americana, dell'ambient music, Billy Bob Thornton fa la felicità dei rockers con un disco (
The Edge Of The World) che è un insieme di belle canzoni, rock sudista, venature country, cori gospel, tenere ballate e una indovinata quanto personale versione del classico tema di
Un Uomo Da Marciapiede Everybody's Talking. Billy Bob Thornton (per intenderci l'attore di
Lama Tagliente,
Soldi Sporchi,
L'Uomo che non c'era) aveva già dato segnali di buona musica con l'album
Private Radio ma questa volta va al di là di ogni benevola aspettativa realizzando un disco che è una sorpresa in tutti i sensi. In possesso di una buona voce (anche se non irresistibile) e di un solido background musicale (il suo disco preferito è
Live at Fillmore East degli Allman Bros.)
Thornton traspone le sue passioni in un disco che è sintesi di rock classico, ballate country, riminiscenze blues e un robusto southern rock sporcato di R&B e gospel. Suoni che vengono dalla strada, polverosi e arruffati, che sanno di strade del sud, echi romantici di rock ballads come si usa dalle parti del Jersey Shore, una band che suona con l'entusiasmo dei giovani di americana ma che ha nella mente le gesta della Allman Bros. Band, canzoni che vagano tra il sanguigno rock/ R&B della strada maestra e il country della profonda provincia,
The Edge Of The World è una sorta di diario di viaggio con canzoni che ad ogni ascolto rivelano qualcosa di nuovo e si ergono con la forza delle cose d'autore, dando l'impressione di rimanere ben fisse nella memoria.
The Edge Of The World è un disco capace di dare punti a tanti lavori più titolati che appaiono oggi sul mercato. Brani come
Baby Can I Hold You, delicata ma non fragile, come
Everybody Lies (un rauco gospelrock che ricorda gli intrugli sudisti di
Delaney and Bonnie), come
The Desperate One una ballata elettrica che coniuga Springsteen e Byrds, come
The Edge Of The World un lowdown alla
Lucinda Williams che esala tutto il senso d'abbandono del sud, con un Hammond che segue come un ombra il cantato di Thornton, sono motivo di onestà artistica e di genuina verve musicale, così fresche e così strettamente ancorate a quel mondo musicale da cui provengono i miti nostri e di Billy Bob. Dai Rolling Stones a Dylan, da Johnny Cash agli Allman Bros., da Springsteen a Lucinda Williams, tutto è condensato in
The Edge Of The World con un occhio ai classici e un orecchio al presente.
Billy Bob Thornton ha un suo modo personale di stare dentro la classicità, non è retorico e sembra proprio un frutto di oggi, sa essere caldo quando le ballate escono dai casolari di campagna, è deciso e schietto quando la strada impone la legge delle chitarre elettriche. Al di là di una lunghezza forse eccessiva, il disco intriga e gira piacevole, non ci si stanca quando la title track viene ripresa tre volte e nemmeno quando Billy Bob tergiversa con qualche strumentale sperimentalmente naif.
Il disco parte con una marcia all'insegna del rock più diretto, il pezzo d'apertura
Emily potrebbe benissimo far parte dell'ultimo
John Hiatt mentre
Everybody Lies e
The Desperate One sono quello che vi ho detto prima e
Everybody's Talking è in grado di commuovere anche a trent'anni di distanza, con la voce di Thornton assorbita dal dramma e il senso di sconfitta. Superata la metà però
The Edge Of The World si orienta verso le armonie country e le ballate, prende piede una serena malinconia e Thornton sembra immergersi ancor di più nel suo mondo marginale, nelle storie ai bordi, scegliendo come sfondo la desolatezza del paesaggio sudista. Alla fine, dopo i morsi iniziali,
The Edge Of The World suona come un elegia di un America un po' in disuso, un mondo che Billy Bob Thornton riesce a romanticizzare come fosse il primo della serie e non un bravissimo attore di successo prestato al rock.