PEACE MACHINE (I Am)
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  Recensione del  04/06/2024


    

La band austriaca pur mitigando la piena funzionalità del blues/rock, ne estende il suo ruolo, stimolando l’assunzione di un piacere che pare generalizzato ascoltando I Am (Title Track compresa).
I Peace Machine vagano all’interno dello spazio chitarristico in assoluta libertà, la possibilità di ancorarli a una fonte di emissione stabile impreziosisce ballate elettriche infiammabili (Will Be You ai 6 minuti virtuosi di Shadows).
Attraverso le soggettive alle corde della chitarra passa lo sguardo sul mondo dei Peace Machine, sollecitando il blues/rock continuamente, tra acuti (Aiming High) in continuo crescendo (Ballad of Curse and Blessings e gli 8 minuti di Sinner), e istanze di emissione melodiche (gran ballata Someone Like You e Wonderland) affinché l’identificazione con I Am sia totale.
Le Ombre lo disertano, le Luci lo attanagliano, definiscono lo spazio all’interno del quadro ritagliato dai Peace Machine, con un preciso significato, come seminati da una mano attenta a cui tendere e stringere.