WARREN ZEVON (The Wind)
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  Recensione del  31/03/2004
    

A meno di miracoli, questo è il testamento musicale di Warren Zevon. Minato da un male incurabile, il musicista californiano ha lavorato duramente a questo disco attorniato da un numero incredibile di amici e musicisti e, contro ogni mia aspettativa, ci ha consegnato uno dei dischi più belli ed ispirati della sua ormai trentennale carriera. Contro ogni mia aspettativa, per vari motivi. In primo luogo la malattia che lo aveva già minato sin dal precedente My Ride's Here, un disco decisamente sottotono a parte qualche canzone, distante dalla bellezza di Life 'll Kill Ya; in secondo luogo la parata di ospiti che, come spesso succede, è solo una sequenza di bei nomi senza che il risultato ne tragga dei vantaggi.
Ma qui accade tutto il contrario. Warren ha ritrovato la vitalità e canta come non gli succedeva da lungo tempo a questa parte, e gli ospiti sono dentro alle canzoni come raramente mi è capitato di ascoltare. Buon ultimo, ma è la cosa più importante, le canzoni.
Non solo non ce ne è una da buttare, ma almeno sette/otto sono di livello molto alto, tanto che si possono tranquillamente mettere tra le più belle del cantautore. The Wind è un grande disco, il progetto di un musicista maturo, iscio dei suoi mezzi, che ha lavorato al meglio per regalare al suo pubblico qualcosa che avrebbe dimenticato difficilmente. E così è stato. Sicuramente questo disco finirà in alto, molto in alto, nelle votazioni di fine anno del pubblico, ma anche in quelle dei giornalisti: lo vedo tra i primi. Del parco ospiti penso che sappiate già tutto quindi passiamo alla descrizione delle canzoni.
Undici canzoni, 45 minuti di musica. My Dirty Life and Times (era il titolo iniziale del disco) è una ballata dai sapori country e western. Un brano abbastanza atipico per Warren che, con cappello e stivali, canta con grande intensità e si fa doppiare dalle voci di Dwight Yoakam, riconoscibilissima, e Billy Bob Thornton. C'è anche Don Henley ai coretti e l'inimitabile chitarra di Ry Cooder a condurre le danze. Miglior inizio non ci poteva essere. Con questa canzone Zevon ci riporta indietro di quasi trenta anni, a quell'esordio su Elektra che abbiamo recensito qualche mese fa nella rubrica Happy Trails. C'è la stessa vena melodica, la stessa intensità compositiva.
Quando Bruce Springsteen ha saputo che Warren stava poco bene, gli ha telefonato e poi si è fiondato come un tornado ad incidere. Il risultato è Disorder in the House una canzone che il Boss canta in coppia con Warren, una canzone che sembra uscita dalla penna di Springsteen tutta ritmo e sudore, vitale e bruciante, rock and roll allo stato puro. Disorder in the House è pura dinamite e la chitarra di Springsteen duetta brillantemente con il drumming solido di Jim Keltner. Knockin On Heaven's Door non ha certo bisogno di presentazioni.
È una delle più belle canzoni del secolo appena trascorso ed il nostro la rilegge con grande sentimento. Non muta il ritmo, lascia solo la batteria in maggiore evidenza (Steve Gorman dei Black Crowes) e si fa aiutare da un coro di amici in cui si notano le voci di Jackson Browne e Billy Bob Thornton, ma ci sono anche Tommy Shaw, Jim Waite.
La melodia scorre fluida, come i brividi che scivolano lungo il nostro corpo. Una canzone di questa portata fa sempre grande effetto, ma l'assolo di chitarra di Brad Davis (suona nella band di Marty Stuart) e il gioco di voci sono pura emozione. Numb As A Statue è una ballad californiana che ha il feeling dei settanta nei suoi cromosomi. Vuoi per l'assolo liquido della chitarra di David Lindley, che sembra uscito da un vecchio vinile di Jackson Browne ma anche per la melodia e per il drumming solido di Keltner. Warren, voce solista e piano, fa il resto e la canzone scivola via in un baleno.
Lasciatela scorrere, seguite l'assolo senza fine di Lindley e chiudete gli occhi... She's Too Good For Me vede coinvolti due Eagles, Don Henley e Timothy B Schmit, ed è una ballata piena di sentimento, dalla linea melodica intensa e profondamente malinconica. Una di quelle canzoni che il nostro non scriveva da anni, ma che si è ritrovato in mano in un momento di assoluta creatività. Dolce, semiacustica, abbellita dalle percussioni di Luis Conte, si avvale di un gioco di voci delizioso. Prison Groove è il brano con più ospiti. Infatti nella canzone appaiono Cooder, Lindley, Browne, Keltner, Springsteen e Thornton, ma anche T-Bone Burnett, Reggie Hamilton e Jordan Zevon, figlio di Warren.
Si tratta di una canzone triste, piuttosto oscura, che ha una melodia poco appariscente ed un giro armonico quasi blues. El Amor De Mi Vida è la composizione più struggente del disco. Una ballata pianistica dalla melodia profonda, cantata con voce intensa dall'autore, e con interventi in spagnolo dell'amico e collaboratore Jorge Calderon, coautore di molte canzoni di questo album. Gli ospiti non sono importanti come in altre parti del disco (Keltner, James Raymond, Hamilton e Conte), ma la canzone ha una struttura solida ed una melodia che si ricorda a lungo.
Rest of the Night riporta il rock nel disco attraverso una composizione tesa e vibrante, elettrica e pulsante, in cui Tom Petty e Mike Campbell hanno una parte preponderante. La base melodica è nello stile classico di Zevon, il feeling rock e certe armonie sono tipiche di Petty: il risultato è un brano dal feeling fulminante e dalla melodia di presa immediata. Ci scommetto che, dopo averla sentita, vi troverete a canticchiare il ritornello, quasi senza pensarci. Please Stay ritorna alla melodia pura, intensa e profonda, con il nostro più ispirato che mai e la dolce voce di Emmylou Harris a doppiare la sua, mentre il piano del leader gioca una bella partita con il sax caldo di Gil Bernal.
Da applausi Chiusura in tema con il rock ruvido Rub Me Raw in cui Joe Walsh assurge a protagonista come chitarra ed anche come tessuto melodico (infatti la canzone ricorda alcune sue antiche linee melodiche, quando ancora stava nella James Gang, prima di entrare negli Eagles). Mentre Keep Me in Your Heart sembra ispirata a Bob Dylan, ma mantiene il filo logico delle composizioni dell'autore. Anche questa ballata è intensa e giocata su una melodia di grande presa.
Erano anni, molti anni, che Warren Zevon non faceva un disco di questa qualità. Ora speriamo solo che non sia l'ultimo. Lui lo spirito e la voglia le ha ancora intatte, basta che il corpo non lo tradisca.