Le linee del Blues,
Eric Johanson ne ha una percezione aperta, te ne accorgi quando ti confronti con una realtà piena di simboli che vengono dal basso, dalla terra, e spingono in alto
The Deep and the Dirty.
Con
Don't Hold Back è come salire su una terrazza e osservare il paesaggio circostante. Lì, il mondo del blues/rock appare, e l’ascolatore si sente nel mondo di The Deep and the Dirty.
Lo produce Jesse Dayton, innovatore musicista texano che con il Sud Americano ha un rapporto particolare, dalla
Title track a
Beyond The Sky, Eric Johanson sa cogliere il dettaglio e aspettare con fiducia che la realtà del blues si riveli.
Undertow a
Just Like New, sono in grado di delineare orizzonti melodici differenti senza precludere la visuale della parte strumentale, si lega in continuazione al cono d’ombra degli album precedenti ed è un vantaggio per i cambi di ritmo di
Elysian Fields e
Galaxy Girl.
Le punte nel delta blues si accavallano in
Familiar Sound lasciando alla chitarra Variabili indipendenti simili a frammenti scomposti in
Stepping Stone, sovrapposti, disarticolati in
Borrowed Time, frutto di angolazioni sulle corde mai fisse e durature.
La gemma finale
She Is The Song si spinge oltre, aiuta a scavalcare le mappe mentali di ascoltatori più o meno consapevoli che tracciare dinamiche coordinate nel blues non è da tutti.
Eric Johanson è uno di quelli che riesce a farlo.