WILLARD GRANT CONSPIRACY (Regard the End)
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  Recensione del  31/03/2004
    

Gli orizzonti musicali dei y^ Willard Grant Conspiracy sono in continua espansione, non solo perché il loro ultimo lavoro di studio è stato registrato fra Ljubljana, Boston e Londra, ma perché la band ha continuato ad evolvere il proprio suono, dandogli un respiro ed uno spessore, che prevaricano ormai i confini del fenomeno alternative country, a cui inizialmente erano associati. Nati quasi per caso, i Willard Grant Conspiracy hanno continuato ad arricchire le scarne melodie e la poetica del loro esordio 3am Sunday at Fortune otto's, costruendo intorno al canto di Robert Fisher, leader e principale compositore, un suono che comprende elementi di folk, rock e country.
Ballate dai lividi colori notturni, atmosfere drammatiche ed autunnali, ritmiche pigre, sonorità in bilico tra tradizione e modernità sono alla base anche del nuovo splendido Regard the end, album in cui la band porta avanti la propria ricerca, continuando ad introdurre nuove sfumature, lievi contrappunti, impercettibili variazioni, inediti arrangiamenti. Regard the end ha un suono elettroacustico estremamente curato, a tratti raffinato ed al solito incentrato sugli strumenti a corda, che creano una fitta ragnatela di accordi intorno alla voce stentorea di Fisher, eccelso narratore e cantante ispirato.
Per avere un'idea pur approssimativa del suono di questi cospiratori di Boston bisogna immaginare un funereo Nick Cave impegnato in una estemporanea e bucolica session folk, con violino, viola, chitarre acustiche ed elettriche, mandolino e piano ad esaltare la drammaticità delle interpretazioni, saturare l'atmosfera di dolente malinconia, generare un'apparente conflittualità tra il canto profondo ed a tratti tormentato e la purezza di pacificanti melodie a volte minimali, da cui scaturisce la forza della musica di questo formidabile ensemble.
Un countryfolk dalle tetre sfumature noir e dall'approccio quasi cameristico esala dalle composizioni di Regard the end, a partire dalla plumbea The ghost of the girl in the well, rallentata ghost story di incredibile intensità, in cui la voce di Kristin Hersh duetta con Fisher, in un elettrizzante crescendo di onirico lirismo; passando per Another man is gone, spiritato blues scarno e spigoloso; per la notturna Fare thee well, incentrata su uno splendido gioco tra pianoforte, tromba e violino; fino alla conclusiva The suffering song, lunga e delirante escursione attraverso una coscienza tormentata, in cui la chitarra di Paul Austin, la voce della giovane cantautrice Jess Klein, e le percussioni di Gary Johnston affiancano il nucleo originale di musicisti.
Una ricerca sonora orientata verso atmosfere meno cupe ed arrangiamenti originali trova spazio nell'iniziale River in the pines, tragico traditional riletto a tempo di tango con il violino ad articolare fraseggi dietro alla voce e una tromba che colora di jazz il finale della canzone; nella confortante melodia di Twistification, in cui il delicato intreccio di tromba ed archi ricorda l'anomalo countrysoul dei Lambchop; nella candida Rosalee, armonico folk dalla strumentazione essenziale o nella ritmata Soft Hand, quanto di più vicino al pop i W.G.C, abbiano mai scritto.
Alternando episodi di grande forza espressiva a momenti di genuina bellezza, Regard the end è una nuova affascinante immersione nel plumbeo universo sonoro dei Willard Grant Conspiracy.