NATURAL CHILD (Be M'Guest)
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  Recensione del  07/08/2023


    

Gli anni passano veloci, i ricordi che restano sono casuali, privi di filo, e forse anche banali, simili alle emozioni a buon mercato della pubblicità, i Natural Child sanno come ravvivarne il senso.
L’Ottavo disco della band di Nashville è un intenso giro nel rock ‘n roll e la jam alla chitarra anni ’70, per Be M’Guest si tratta di autentici varchi in cui l'obiettivo di Seth Murray (voce e chitarra) è leggere attentamente l’una per assumere compiutamente l’altra.
Ma come si coglie l’una per ricavare l’altra?
Ce lo spiega la coinvolgente bellezza del racconto/ricerca di Mexican Adderall e Tell Me I'm Wrong, inizia a farlo utilizzando un’angusta fessura esistente tra la presunta soggettività del rock e la susseguente rivelazione di supposta oggettività.
Little Magic, Swanee e Check The Mirror sono dotate di una fluida dinamica chitarristica, con un corredo di informazioni, deformazioni sensibili, vertigini ritmiche in Margaritas In The Moonlight e impressioni timiche in Scootin'.
Spunti bluesy decisamente accattivanti in Lost And Found, e continua da Me And George e Gin And Wine ad affiorare la grana tattile del rimando al passato, ma non è un flashback completivo, ma uno scavo alla ricerca delle peculiarità del rock, la chiave di accesso scelta dai Natural Child.
La chitarra (insieme all’armonica), guida anche il finale di American Con Came, assumendo completamente su di sé, attraverso il loro movimento incessante, smanioso e trepidante, tutto il fascino di Be M’Guest.