Uno sguardo animato, vivo, quello del tedesco
Andreas Diehlmann sul blues/rock, cadenzato da profondi respiri chitarristici (quelli che aprono alla grande
Long Way To Go, ottavo disco) che, facendosi largo tra le maglie del reale che ha davanti, si posa sullo spazio sottostante, rendendo via via riconoscibili i suoi passi, vere e proprie macchie di colore sul grigiore della Terra (
Way To Hell, alla magica
Broken (Into Little Bits)).
Il power-trio (Jörg Sebald al basso e l’ottimo lavoro alla batteria di Tom Bonn) procede a tracciarne i contorni in
Pretty Baby, si adoperano a soppesare con criterio la forza dirompente del rock&blues (
Burning Slow,
Bad Luck al dolore che tira il caos in
Wedding Dress), capaci di non ridurla a un’astratta pluralità di sensi, opzione che nel caso, può essere solo intrigante con l’Andreas Diehlmann Band (la scelta della cover,
The Sky Is Crying di Elmore James).
Long Way To Go è un caleidoscopio di forme del blues/rock che si susseguono e mutano di continuo, vogliono suggerire la direzione di Andreas Diehlmann.
Ci riescono. Punto e Lode.