I grandi spazi dell’America percorsi tra rock/alt.country e psichedelia sono la ricetta vincente della
Rose City Band.
Erik Ripley Johnson anche in
Garden Party trova la vivibilità delle chitarre, si dilata tra territorializzazione e spostamento alla riscoperta della natura, dell’Estate, in libertà lasciandole fluire atraverso magiche atmosfere (gran lavoro anche alla pedal steel, di Barry Walker).
Ecco sprigionare bellezza spargendola in
Chasing Rainbows, è come un occhio ma anche corpo di Garden Party, è incarnazione di un visibile capace di scatenare (re)azioni, innescare spunti narrativi, racconti ed esperienze chitarristiche (
Slow Burn a
Porch Boogie).
Una serie di ballate elettriche a rigenerare l’ascolto di Garden Party, danno centratura, come
Garden Song ai 7 minuti di
Mariposa (che ha bisogno di fiducia) e la paradisiaca essenza di
Moonlight Highway.
La seducente
El Rio chiude la festa in attesa di trovare la giusta sede in grado di amplificare l’impatto comunicativo di Garden Party, e stratificarne la portata emotiva.
Ovvero Milano, a Giugno.