Tradizione texana dalla parte di ‘whiskey, trucks, big hats, rodeos, beer & drinking’, una sintesi, vorrei dire, un po’ approssimativa ma che raccoglie l’impatto col secondo album di
Austin Mayse.
Come seguirlo con una camera a mano mentre si impenna la qualità, sale come lungo le difficoltà di una lunga scalinata con la deliziosa
Leave Your Leavin', quel suo passo nel roots&rock, la ballata come sorta di confessione,
Wretch Like Me.
La sinistra bellezza di
Rattlesnake con un’inaspettato (e azzeccato) solo alla tromba, tutte a definire, man mano,
Bridges And Kerosene e i suoi racconti.
Sulle ‘dirty roads’ di
On My Way e
Traveler's Prayer, a ricostruire un mondo, un clima, lo fa restando anche in superficie, lavorando su facili clichè (
Whiskey, I'm Gone) ma su questa superficie si muove con perizia alcolica e cognizione di causa texana, con un’altra perla nella densa immagine di una ‘hometown’ del Lone Star State in
The Rose of Thorndale.
Al secondo disco Austin Mayse trova un perfetto equilibrio tra musica, narrazione (espansa) e messa in scena (visionaria).