Difficile ignorare le costanti della cruda corporalità del rock sprigionato dall’esordio della band del Kentucky.
I
Runaway Souls agiscono con un’oggettiva, diffusa, presa di posizione, la voce di David Thomas e le chitarre di Darren Barker e Brian Segal vanno contro vento, e in un modo o nell’altro inchiodano all’ascolto con la sferzante naturalezza di
Karma Delivery.
Avvisaglie che arrivano a collidere con la passione del rock ‘n roll dei Runaway Souls, prima di ardere, conosce un percorso (breve o lungo) tra
(Just Another) Shakedown ed
Exit The King, e il già sentito-usato non si rivivifica di certo in una seconda esposizione, si rianima per merito di un sottinteso dialogo originale col rock (
Hi-End Lo-Fi Blues a
Shelter With You).
Segni chitarristici pieni fino al limite dell’usura (
Can't Slow Down a
Roll It All Away), saturi di materia (
This Time), altre volte, figure esili, quasi bidimensionali, ricalcate dalla riflessione nelle ballate (
She Gave Me), veline sottili di storie, personaggi, memorie del rock nella chiusura di
Guaranteed Catastrophe.
Linguaggi del rock molteplici, ogni brano è degno di entrare di diritto in una tracklist con i Runaway Souls a far da Dj.