TYLER CHILDERS (Can I Take My Hounds to Heaven?)
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  Recensione del  19/12/2022
    

Ambizioso con azzardo, la produzione di Sturgill Simpson serve a quello e vien da pensare, ascoltando l’ultimo lavoro di Tyler Childers diviso in tre dischi distinti, ognuno dei quali propone le stesse otto nuove canzoni in uno stile diverso.
Naturalmente solo il primo, Hallelujah, dove Childers dà il meglio con la sua band, i Food Stamps, è da prendere sul serio (il secondo, Jubilee, si impantana nel gruppo fiati, archi, dulcimer, e altri strumenti, mentre il terzo, Joyful Noise, è pura divagazione, scriteriata, avariata e quindi poco digeribile).
La miscela di outlaw country e gospel/bluegrass di Can I Take My Hounds To Heaven? segue riflessioni sull’ambivalenza mistico/religioso di un Battista terrorizzato dall’Inferno, ma le strade percorse sulla rotta di Hank Williams di Old Country Church, non temono la perdita di controllo.
Quando sembra di dover incamminarsi lungo una vera e propria discesa agli inferi, Can I Take My Hounds to Heaven? e Purgatory portano alla luce che il cuore è quello che conta, nelle scelte di vita, anche alcoliche, abbracciati dalla bellezza di Way of the Triune God.
Angel Band e il Cristo, è con ognuno di Noi, ed è affascinante stargli accanto specialmente per come Tyler Childers lo accompagna con melodia e chitarra, piccole perle se aggiungiamo la strumentale Jubilee e il conclusivo magico solo elettrico di Heart You've Been Tendin'.
La ripetizione in Can I Take My Hounds To Heaven? diventa essa stessa simile a quella di un inferno nel quale si può precipitare, ma dal quale si può uscire sono ascoltando la prima tappa, Hallelujah!