La sosta forzata per Covid disorienta il quartetto belga, si cerca un alternativa per un decimo anniversario da ricordare.
La base è lo studio Jupiter, le influenze blues/rock sono sempre lì, forti, c’è energia, l’armonica e chitarre elettriche, per la prima volta introducono delle covers e decidono che
Blues From Jupiter ne sia pieno.
Un tributo ricco, molto ricco, alle foci del delta mississippi che non può che iniziare con una degna versione di
Still A Fool di
Muddy Waters, i
Boogie Beasts (Jan Jaspers, chitarra e voce, Patrick Louis, chitarra, Fabian Bennardo, armonica e Gert Servaes, batteria) prendono vari tasselli dalla storia, quelli che prediligono, e li sistemano con cura, li indagano pensando a
Sleepy John di
Someday Baby Blues, per osservarli a loro piacimento.
Il passo sicuro e un ritmo tenace, scavando in profondità, in zone sconosciute a molti, oscure, ma liberano bellezza da
Pushing My Luck di
Robert "Wolfman" Belfour, con inserti di rara potenza (
Who'll Be Next di
Howlin' Wolf a
Grinnin' In Your Face di
Eddie James "Son" House Jr.)
Un gran bel puzzle storico che diventa parte di un bagaglio memorialistico, non solo dei Boogie Beasts, che potrà riemergere in ogni momento, ad ogni ascolto, da
Work Me ad esempio, di
David Junior Kimbrough alla spiritata chiusura di
No More Lovers di
Arthur William "Big Boy" Crudup.
Con Blues From Jupiter qualcosa di straordinario ci è piovuto addosso, e il merito è tutto dei Boogie Beasts!