Ben Harper cambia modo di agire, un one-man-band, la chitarra ovvio e non sorprende per come enfatizza il fascino della lap steel, poi il basso e percussioni e nel ricordo di un amico sullo sfondo di una società americana alquanto turbolenta, le atmosfere soul trovano le giuste alchimie col rock/americana.
I segni positivi di
Bloodline Maintenance si notano da
We Need To Talk About It, rabbia e razzismo, una spinta a ricercare solitarie inflessioni chitarristiche, e quel muoversi tra i confini melodici di
Where Did We Go Wrong e
Knew The Day Was Comin' o dell’adorabile
Need To Know Basis.
Segnalano una vitalità espressiva che va volutamente aldilà dei modelli di produzione “normale” di anni monocorde, quelli prima di incrociare il bluesman Charlie Musselwhite e il blues fa miracoli, aiuta a cambiare percorso.
Quella voce, la ballata,
Ben Harper tra
More Than Love,
Honey, Honey e
Smile At The Mention, e così, nella loro non levigatezza, nelle loro suggestività emotiva a intermittenza elettrica, Bloodline Maintenance rasserenerà anche chi gioca con la vita senza amarla.