Tre giorni frenetici nell’estate dello scorso anno senza l’idea di incidere un nuovo disco, senza la politica degli album precedenti, eppure
Welcome 2 Club XIII trasuda un’energia onesta e autentica e fa trasparire in sottofondo un’America affaticata e delusa che il rock ricollega alla storia dei
Drive-By Truckers.
Analisi della vita, ciò che ti tiene continuamente a galla, quella luce che illumina il buio nell’anima di una opulenta
Maria's Awful Disclosures, si guarda al passato, quello di Patterson Hood e Mike Cooley, a giorni che non erano poi così entusiasmanti ma che segnano, come la stessa
Welcome 2 Club XIII.
La morte ha tante facce in Welcome 2 Club XIII, la si avverte, ragazze che ‘volano’ tra gli alberi in una inquietante storia raccontata in
The Driver, tra le riflessioni sulla giovinezza, il fastidio di un sonno che non arriva e una macchina in giro di notte per Muscle Shoals.
Canzoni agro-dolci, la vita passa ma di meglio non c’è, se non viverla, storie come campi lunghi (
Shake and Pine e la carica viscerale di
Every Single Storied Flameout) come su una strada che si srotola verso l’orizzonte, la vastità dello spazio opposta alla piccolezza della figura umana s’impregna di malinconia e chitarre elettriche.
La questione della memoria che dentro il racconto si conserva e che attraverso la parola si tramanda (
We will never Wake You up in the Morning), ballate, rock, episodi non a confronto ma intrecciati, musica-tessuto dove dinamiche e note si intrecciano con un effetto tutt’altro che straniante e invece coerente in
Forged in Hell and Heaven Sent e nei 7 minuti finali di una seducente
Wilder Days.
Il piacere di ascoltare i Drive-By Truckers è ancora elastico, capace di dilatarsi e di ritrarsi, e di dilatarsi di nuovo, e poi magari chiudersi e infine aprirsi ancora.