In
Hard Times and a Woman esistono cavità di decompressione per sfuggire dal dramma del quotidiano, ed è
Can't Get Right che ci mostra la strada.
Chitarrista e songwriter,
Justin Golden dalla Virginia mischia essenze blues e rock tra i sottosopra delle relazioni interpersonali, in una presa di coscienza della discontinuità della vita e delle incertezze in cui inevitabilmente si inciampa nel percorso esistenziale, che sfugge a qualsiasi velleitaria progettazione.
Ci salvano i sentimenti, quelli in musica sono floridi come
Lightning When She Smiles e
Call Me When the Bed Gets Cold, quell’idea di sfiorarsi in una spasmodica ricerca dell’altro, di un fremito, amore e passione, in una vertigine liquida e chitarristica, desiderante e desiderata, lungo la quale scivolare e perché no, smarrirsi.
A bilanciare i livelli di Hard Times and a Woman ci pensa il blues, dai possibili patti col Diavolo (deliziosa l’armonica in
Ain't Just Luck, ma anche in
Pulling Weight), fino al razzismo sviscerato nella cupa bellezza di
The Gator, si aprono parabole solari post pandemia (
Why the Sun Goes Down), luminose (l’acustico approccio di
Moon Far Away e nel gospel di
Oh Lord, Oh Lord che aprono la porta al paesaggio rurale) e un filino di politica.
Volendo, nella misura in cui se al povero e all’escluso mostri la bellezza, questi la sa cogliere e si mette lungo le sue orme per l’intera vita.
La scia di Hard Times and a Woman può restituire piaceri perduti.