Eric Gales caccia via i propri demoni e torna con Crown.
Un disco di cambiamento, il torrido blues del passato resta troppo in disparte mentre avanzano soul e fiati, comunque
Death of Me mostra un Gales lontano da una bella vita borghese, dominata dai guadagni e dal possesso d'una donna.
Il solo alla chitarra resta una fede irrinunciabile ed è qualcosa che si può esplorare all’esterno e dall’interno ascoltando una The Storm che nell’intro a cappella pone domande sul razzismo, e quando lo affianca Joe Bonamassa in
I Want My Crown.
Sono come i cartelli iniziali dei film, quando appaiono, sono la strategia che stabilisce lo statuto di ciò che ascolteremo, e nella ballata
Stand Up non manca nulla, si entra in un abisso emozionale che solo la chitarra riesce a colmare, peccato solo per la breve durata..
Le timbriche rock danno ulteriore spessore a
Survivor, mentre il blues eleva
You Don't Know the Blues, entrambe apparentemente lineari, semplici, perché tutto risolto in uno spazio, in un luogo, nell’azione di Eric Gales che divampa nel finale dei 7 minuti di
Too Close To The Fire e
I Found Her.
Il resto, 16 brani, virano sulla propensione di Joe Bonamassa al soul e questo non aiuta in cabina di produzione, ma quel ‘poco’ di blues/rock è di gran qualità.