Jonathan Clay e Zach Chance si allontanano dalla metropoli, da quelle immagini tutti ne siamo letteralmente avvolti, e sono così tante, e ci scorrono sempre a fianco che neanche avvertiamo più la loro invadenza.
Sembrano doverci fare a tutti i costi compagnia, riempire i nostri silenzi mentali, più che quelli vocali.
Non si sa bene che cosa stiano a fare dove le troviamo, ma è importante per loro semplicemente esserci.
Ma non sempre ci sono, nel quieto paesaggio da confine tra Texas e Messico, dove non c’è modo di elettrificare le chitarre, la ballata
Coyote si adagia sul tempo che scorre, passa e come le fotografie, testimoniano qualcosa che si allontana.
Young Man ne segue la scia allacciandosi al cantautorato nobile Texano e nella raggiante bellezza della
Title track dove al superfluo si rinuncia coi raccordi narrativi, e così caccia via tutti gli estranei, chiunque possa inquinare il suono del fiume interiore che muove i
Jamestown Revival.
I toni generalmente più incisivi (
Moving Man a
Way It Was), i caratteri sovente più affilati delle ballate (
Northbound a
One Step Forward), le intriganti riflessioni di
These Days a
Slow It Down a
Working on Love, mostrano che non si può mai avere a disposizione abbastanza tempo perché le vie sono lunghe ed è facile, e auspicabile, deviare.
Old Man Looking Back invece è come un bus che si impianta nel mezzo di un incrocio, genera una pausa non naturale nello scorrere sempre uguale degli eventi, di quelle che arricchiscono.
Young Man è in fondo la pagina bianca dei Jamestown Revival, per come può offrire molte più possibilità al loro futuro.
Magari riuscire davvero a fare tabula rasa di tutto quello che è già stato scritto, pensato, immaginato, rassomigliato.
Lì, in Texas, dove c’è una parte di Me.