NEIL YOUNG & CRAZY HORSE (Barn)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  06/01/2022
    

Neil Young si aggira per casa, una musica di confine si fa spazio in Song Of The Seasons, l’armonica e le immagini che si sfuggono e amano in un percorso che fa esistere la carne, la fisicità dei corpi e quella di una memoria del rock sulla quale si sovrappone l'immagine mutante dei Crazy Horse, nelle egregie forme di modulazione di Heading West.
Barn va a velocità diverse su temi sempre ficcanti, politica, ambiente, il progresso, cospirazioni e quando le chitarre gracchiano come nell’autobiografica Canerican, con Nils Lofgren ad aggiungere vigore, e in Human Race, i sogni non cambiano il mondo, si limitano ad addormentarlo per un po' - e il risveglio è inevitabilmente un incubo.
Ma c’è amore in Shape of You e quei tratti semplici di vita domestica con la splendida ballata di They Might Be Lost, come al cinema, Neil Young non soltanto sa guardare, sa anche trattenere, registrare e conservare ciò che ha guardato.
Può consentirci di rivedere il tempo, aspetta con calma che le persone entrino dentro Barn e ne riescano fuori.
Gli 8 minuti di Welcome Back a travalicare steccati canonici fra “basso” e “alto” del rock, suoni che scorrono secondo un lento flusso continuo, basato sull'appagamento ipnotico del ritmo che afferma continuamente la sua presenza in Barn.