Il ricordo a Me caro dei
The Tin Hearts ritorna a vivere nel lucido risvolto di quel Quintetto dell’Ohio.
La base resta solida, come il rock e l’americana restano trasparenti, il passo folk nell’iniziale bellezza sprigionata da
New Mexico mostra un gran ballata pronta a prendere aria nella chitarra elettrica di Andy Frederick mentre la voce, sempre caratteristica, di Matthew Sullivan lascia la realtà libera di filtrare in
Night Fires Burns Innocence.
I
Black River Gypsies amplificano la spinta elettrica in
Lion of Bethlehem e il versante strettamente avventuroso del rock, dal passo riflessivo e classico, nelle dovute proporzioni, entra in circolo nell’adorabile accoppiata
Black River Medicine e
Decent Man.
Scavando nel mito texano di
Townes Van Zandt, approcciano a una
Waiting Around to Die alquanto nervosa e scattante, tentando in questo modo di uscire dal perimetro del passato che ha contribuito non poco a codificare i Black River Gypsies.
Con Lilly McBride a duettare in un'altra piccola perla come
Twin Suns, il fondo chitarrristico si rivela essere un universo insieme delimitatissimo e senza confini anche in
Girl from the Granite Shore.
Diventa uno spazio allo stesso tempo familiare e non, è ora paesaggio ora stanza, dall'interno ci si proietta fuori e giù verso l'esterno in cui ci si perde anche con la preziosa
Nature's Will.
Night Fires Burns Innocence sembra stazionare in un paradosso, di una ricerca melodica dove il rock si perde e si cerca, si incontra e si incrocia, si vede e continua a vedersi nel cuore fiammeggiante di
Wrong Way to Get to Heaven.
Eppure, come dire? Ascoltando l’ultimo trascinante guizzo di
Wanderlust, raramente ci si sente a casa come in Night Fires Burns Innocence, quasi che non ci fosse altro modo più autentico per essere nel mondo del rock targato USA.