Il rock è parte della tappezzeria nella parete in fondo di
Sinners and Saints, per i Vegabonds dall’Alabama, USA, un eco profondo sudista e insistente (anche se arriva a tratti), ed è lì che brani come
Colorado Evergreen,
Juke and Jive e
Burnout fanno riflettere su Daniel Allen, voce, Richard Forehand, chitarra e Bryan Harris, batteria.
I
Vegabonds si prodigano con accelerazioni che mescolano le inquietudini del quotidiano con gli invisibili fantasmi dell'inconscio Americano (
Ain't Giving Up a
Out of My Hands e
Wings and Prayers) e con una istintiva "rabbia giovanilistica" e al tempo stesso un desiderio di comunicazione interpersonale nelle ballate elettriche (
Can't Deal a
Heartache and a Memory) lasciano più di una traccia da seguire.
Sono espressione di un linguaggio libero da schemi precostituiti e innovativi, seppur ancora da ben definire, Sinners and Saints ha una marcia stabile, alimenta anche la conclusiva
Leo Fender, ma sono dei trasparenti segnali che non deformano le prospettive dei Vegabonds.