I
Ghost Hounds combattono il tempo da una ventina di anni, il chitarrista Thomas Tull riforma la band nel 2018 e insieme alla voce di Tré Nation e l’altra chitarra di Johnny Baab, ritrovano la strada maestra. Quale?
Il classic rock, quello che impazza fiero da
Half My Fault e ascoltando la convincente
Between Me and the Devil -con tutte le connessioni possibili con il mito di Robert Johnson, si capisce che con
A Little Calamity non leggono e stazionano nel passato.
Non lo sublimano, ma agiscono, si buttano allo sbaraglio con tutto il peso del corpo del rock sulla parola (
Good Old Days e ci sta anche prenderla in prestito da Springsteen se il risultato alimenta il fascino immutabile di
Thunder Road), i Ghost Hounds fanno a pugni con la vita.
Il sestetto di Pittsburgh macina rock and roll (
Sleight of Hand e
Little Calamity) e blues (
Tears for Another), va contro la concezione della vita come un lungo e faticoso viaggio attraverso una valle di lacrime e di tribolazioni..
Il rock salva la vita, apre a una realtà capace di dare senso e sviluppo, circolano incanalati dentro la densità materiale di
Shadowcaster ed
End of the Line, visibile, concreto come A Little Calamity.