L’Alt.country per il trio californiano dei
Fistful Of Nickles ha sapori meticci, vive di odori forti e di luminosità agresti intense dalle quali si sprigionano emozioni e melodie suonate e scritte con radicale naturalezza.
La voce nasale di Steven Woods si adagia sul violino con un'adesione sincera che permette a
Drinkers Lament di beneficiare di un ritmo sereno dove le passioni, intuite e svelate da
Let's Get Dirty, s'intrecciano inestricabilmente con il corso delle stagioni dei sentimenti.
L’accoppiata sfavillante di
Lust Story e dell’amorevole bellezza di
Don't Run, ne assorbono l'esistenza, ne regolano l'intimità, stabiliscono il tempo del piacere per tutto ciò che è vitale nella vita.
I Fistful Of Nickles lasciano trapelare il piacere di una ricerca melodica che, nel suo farsi ruspante (
Binging) ma anche riflessivo (
Infused,
Trouble On My Mind, al banjo di
Drinkers Lament), si avvicina davvero all’essenza del country/bluegrass, nell'idea di una composizione agreste con la sua più intima ragione d'essere.
Un Linguaggio essenziale ma ricercato (la degna chiusura di
One Horse Town), una ventata salutare per combattere il grigiore appiattito delle nostre città, contro quel “buco nero da Covid” della nostra storia recente, la lingua inarticolata del nostro presente da rivalutare.