Torna come il vento la
Rose City Band, ma Ripley Johnson sa
sempre qual'è il suo posto.
Mentre la malinconia e la meditazione colorano
Earth Trip, le chitarre esplorano un altro viaggio da/verso la West Coast, tra le riconnessioni alla semplicità della vita e l’amore per la natura, a volte basta davvero poco, un giardino e la vista delle stelle che si aprono languide nel racconto di
Silver Roses, dove a quelle tracce psychedeliche rilasciate dalle chitarre (ospite Barry Walker alla pedal steel), si continua a restare affezionati.
A
Earth Trip è concesso di tutto: volteggiare sulle onde come nell'aria, correre a perdifiato tra le strade e insinuarsi sinuoso dentro corridoi d'acqua, splendidi i quasi 8 minuti di
In The Rain, pura bellezza, quella che si ricerca dopo momenti bui.
Ecco l’armonica e le chitarre, vivono come se fossero attraversate costantemente dal desiderio di muoversi tra due dimensioni dello sguardo (positivo/negativo) su quello che ci circonda, tra frammenti di storie che rimbalzano l'uno nell'altra e dove la musica, protagonista, riesce a eguagliare l'intensità immaginaria cui si ispira.
La chitarra ammalia in Feel Of Love, è come una donna, la Vanessa Kirby, meravigliosa quando appare, seduce The World to Come ed il film si illumina.
Scompare e si piomba nel buio.
In
World Is Turning e
Lonely Places si liberano la gioia della libertà negli spazi aperti, la riflessione è sostituita dall'invasione di una dominante elettrica, fiammeggiante,
Ramblin' With The Day ribadisce che il ritmo è da gustare con le orecchie più che sezionare con la ragione.
Il finale è da incorniciare: la ballata affascinante di
Rabbit, le chitarre e i 9 minuti di
Dawn Patrol.
Ecco che si avalla la ragione di coppia, come ha sempre una ragione il perché un Vinile, un cd, sia accanto a un altro su uno scaffale.
L'accostamento crea un percorso, e noi possiamo comprendere come Earth Trip sia pieno di percorsi che non sarà facile abbandonare.