DALLAS MOORE (The Rain)
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  Recensione del  16/05/2021


    

In sella alla Harley Davidson per confrontarsi dall'interno con la rete urbana, muovendosi negli spazi della città in cerca di scorci di realtà e spazi di autentica umanità in una pandemia che comunque fa riflettere ad ascoltare Better Days.
Canzone scritta ad Austin, al primo concerto cancellato, così davanti al Kentucky bourbon e all’immancabile Lone Star beer, Dallas Moore inizia a scrivere dalla parte di chi la musica la suona ogni sera per vivere.
The Rain (Title track compresa) si muove con l'autenticità dello sguardo di un honky tonker sullo spazio umano e urbano, la città, come il country, v1ve nelle corde più profonde degli stessi personaggi di Every Night I Burn Another Honky Tonk Down e ne determina le condizioni di vita, il tratteggio è autobiografico e mostra un outlaw country pimpante, danzerino e accattivante, come nei bei tempi passati.
Invitanti l’alcolica Locked Down and Loaded e Ride Down by the River, a confermare la bontà di The Rain, un modo di introdurre a una qualsiasi rilettura del quotidiano, scomodando qualcosa di così importante come la memoria significa passarci sopra senza aver paura di graffiarla, come un saggio storyteller in Blue Jean Jesus, lanciandosi sulla California Highway come quello a cui non resta nulla da perdere.
Quella dolce sensazione di vivere senza più apparenze né illusioni da salvare, un'avventura disinteressata, quella da cui non si trae alcun profitto al di là della semplice soddisfazione d'essere ancora vivi.
In tema bucolico, penso alle facce segnate della maggioranza degli eroi di Peckinpah, e come si muovevano coi sentimenti nelle relazioni interpersonali, agli attuali magici momenti del primo incontro, alla banale realtà della convivenza, al declino e all'inevitabile, misteriosa, inspiegabile fine del rapporto.. come consolarsi? a tutto volume con Ain't No Place in the Sun!
Sempre di Amore e fede parla On Through the Night, e seppur la morte è l'ultimo pensiero della ballata In My Last Days, le melodie vanno oltre i filamenti di tempo che rimangono attaccati ai corpi degli uomini, riflettendosi, come in un sinuoso e ammaliante gioco di specchi, su The Rain.